Pesce spada come rancio alle truppe risorgimentali sui piani della Corona

Pesce spada come rancio alle truppe risorgimentali sui piani della Corona

Capita spesso che mentre si legge qualcosa, ci s’imbatte in frasi che si collegano altri scritti, ricordi, vicende, canzoni, o altro.

Rileggevo tempo fa un documento su un’azione giudiziaria del 1856 promossa dalla Gran Corte speciale della provincia della Calabria Ulteriore contro il patriota bagnarese Carmine Romano e altri per cospirazione e attentato ad oggetto di distruggere o cambiare la forma del governo e (tanto altro ancora).

 Poco dopo la metà del documento c’è una descrizione molto bella e interessante sotto l’aspetto delle ricerche sociali e di sviluppo del territorio e della popolazione.  Copio e incollo dal documento:

bagnara pescespada e rivoltosi

bagnara pescespada e rivoltosi

Dunque Carmine Romano che nel 1848 era capitano della guardia nazionale di Bagnara, convinse le guardie, sue dipendenti, a confluire nel campo dei rivoltosi sui Piani della Corona ai quali, grazie anche a Giacomo Denaro fece portare da mangiare al campo militare tre pesce spada.

A parte il trasporto delle munizioni e i soldi per pagare i rivoltosi che interesserà altri studi, quello che colpisce è il trasporto di tre pesce spada dalla marina di Bagnara ai piani della Corona per dare da magiare ai rivoltosi. Il pesce spada dunque ancora all’epoca veniva considerato come bene comune al pari o forse meno di un manzo o di un maiale e sicuramente non cibo prelibato. Le barche che lo cacciavano davanti alla costa erano di proprietà dei signorotti del paese e quindi il suo costo probabilmente era irrisorio se i signorotti erano a favore della rivolta o amici dei capi cospiratori. Rispetto ad altri animali d’allevamento cui certo non mancavano ai piani della Corona, il pesce spada doveva costare quindi di meno e le sue carni non dovevano essere considerate di pregio. Sicuramente era pesce fresco, infilzato o pescato sotto la costa e non di provenienza ignota, Cinese o Africana, come purtroppo capita di leggere oggi in qualche sequestro al porto di Gioia Tauro. Diciamo pure che il mare non era inquinato e l’habitat della costiera era incontaminato favorendo una maggiore affluenza e una maggiore riproduzione della specie.

Qui si potrebbe scrivere e spaziare a piacere ma l’intento era solo quello di evidenziare che durante i moti risorgimentali, nella nostra zona, i promotori della rivolta rifocillavano le truppe con il pesce spada. Concludendo, volendo accennare ai sentimenti del popolino, diciamolo pure, erano più allettati dai soldi che dagli ideali. Che sia così anche oggi?

Post Author: Gianni Saffioti