La perla del poliedrico diamante femminile che di immaginario ha solo una realtà cruda, sudata, fantasticamente vera

La perla del poliedrico diamante femminile   che di immaginario ha solo una realtà cruda, sudata, fantasticamente vera.

Commento al libro le Bagnarote del prof. Michele De luca che ha portato a conoscenza di quello che oramai resta solo un simbolo, oltre la provincia e oltre la regione, coinvolgendo studiosi e curiosi della cultura mediterranea.

Lamezia Terme, gennaio 2020

Mimmo Catania

<>

Editore Laruffa

Le bagnarote” è un libro corale, un racconto a più voci, con tante diverse angolazioni per le tante diverse prospettive e sfumature che lo stesso soggetto del testo offre a chi legge ed impone a chi scrive. Un libro di storia, antologia di tante storie, che non romanza sulle vicissitudini, non soffia su luoghi comuni, non alita miti arcaici, ma che allo stesso tempo ed inevitabilmente, anche perché declinato al femminile, avvolge e coinvolge le donne, nel rispecchio di fatiche e di ruoli rosi dal tempo, gli uomini, ammiratori ossequiosi di una virilità insolitamente opposta; anche mia madre sotto una corona di cercine è stata regina onerata di spropositati pondi.

          Con la bravura e la discrezione che lo contraddistinguono ancora una volta Michele De Luca ci regala una nuova fatica densa di contenuti, scevra di superfluo, essenziale fin dentro ad ogni nota in calce: come la        “censura nascosta” di andreottiana memoria nel sedicesimo fondo pagina.

          Sulle loro teste le nostre donne hanno veramente portato un’intera terra, dai figli dei loro grembi ai bracieri funerei d’incenso, dai pescispada della bassa marina ai tavoloni di castagno degli altopiani, dalle sementi ai frutti di ogni fatica, a piedi, per i sentieri più impraticabili, su per le salite più irte. Come linfa vitale esse hanno dato vigore e germogli ad una pianta altrimenti condannata all’asfissia, costretta, per le sue stesse radici, ad un immobilismo forzato. E le bagnarote sono state l’avanguardia più avanzata e più vistosa di questo silenzioso esercito che dalle gozze alle botti, dalla preadolescenza alla vecchiaia conosceva solo pochi, rari esoneri di estrazione sociale.

          Michele De Luca con il suo libro ci fa rincontrare queste donne, rivederne i volti, riascoltarne le urla, ripercorrerne i tragitti, incrociarle nei crocicchi dei ricordi, scoprirle per la prima volta nell’interezza del loro universo dopo averle parzialmente conosciute da sempre nel segmento del nostro particolare. La visione larga, enciclopedica, dell’autore, abbattendo i facili, infelici steccati di studi locali e settoriali, coniuga all’antropologia l’etnologia, al mito la religiosità, alla semantica il linguaggio comune di basso rango per riportarlo con le regole delle grammatiche classiche da cui discende al suo giusto ruolo e valore.

          Tra le tante chicche la bagnarota che sposa il finanziere, più intrigante e gustosa delle “Guardie e ladri” di Totò e Fabrizi. Tra i tanti nomi: Nunziata ‘a pezziàta, un nomignolo che predestina l’ineluttabile fato.

          Un treno veloce le ruba la figlia smembrandone il corpo; la madre la ricompone, brandello dopo brandello, come a volerla ricucire nell’assurdo utero di un doloroso travaglio di morte. È l’apice della parabola discendente di un progresso rapido nel suo divenire, irriverente nel suo realizzarsi che ancora oggi lacera il vecchio senza sviluppare il nuovo, incapace di continuità perché spesso privo di memoria: ricomporne i tasselli è opera tanto urgente quanto preziosa.

          La perla del poliedrico diamante femminile abilmente tagliato da Michele De Luca sta nella chiusa del suo rovescio maschile, il completamento, in poche righe, di un’intera cornice storica, con la sua giusta morale che di immaginario ha solo una realtà cruda, sudata, fantasticamente vera.

Lamezia Terme, gennaio 2020

Mimmo Catania

Post Author: Gianni Saffioti