Bagnara e la Madonna di Polsi

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Tradizioni popolari

Bagnara e la Madonna di Polsi

Leggenda

 

Anche il simulacro della Madonna di Polsi, come tanti, nei più famo­si santuari sparsi nel mondo, ha origine leggendaria e miracolosa risa­lente a tempi remoti.

Si racconta che, nel 1111, alcuni pescatori, a Bagnara, mentre tiravano le reti, videro in mare una barca con due ceri ritti e accesi. Inevitabil­mente pensarono al miracolo. Venne così recuperata la barca e tirata a riva.

E fu così che venne rinvenuta sull’imbarcazione una statua della Ver­gine.

Aggiogati quindi un paio di buoi, i pescatori trasportarono la sacra reliquia verso i monti, pensando di custodirla in apposito tabernacolo, ma, accampatisi per la notte, si accorsero con stupore, il mattino dopo, che la Statua era scomparsa. Malgrado ogni ricerca, non se ne rinvenne traccia; finché, un mattino, a parecchia distanza e molto più addentro nella montagna, un pastorello intento a pascolare il gregge vide, in un pendìo, un vitello inginocchiato presso un roveto, nello stesso luogo in cui, in tempi precedenti, era stata rinvenuta una croce basiliana.

Il pastorello tentò con ogni sforzo di rimuovere ed allontanare la be­stia, ma ogni suo tentativo fu vano. Prese allora col suo stesso bastone a scavare nel terreno ove il vitello pareva così prepotentemente attratto e, in breve, vi scoprì seppellita la statua che era scomparsa ai pescatori.

Appena la notizia del prodigio si sparse, cominciarono rapidamente a convergere sul posto pastori, pellegrini e principi da ogni dove.

Roberto il Normanno, nel 1144, fece edificare sul posto del miraco­loso rinvenimento una prima chiesetta attorno alla quale si costituì pre­sto un romitorio, per la meditazione dei frati e l’accoglienza ai devoti pellegrini, in quel sito allora davvero impervio e selvaggio nel cuore della montagna reggina.

Francesco Chirico

Una antichissima strofetta della tradizione popolare orale recita:

“Miraculu di Diu chiddha matina chi lu pasturi lu jencu circava;

vaci e lu trova ad Asprumunti in cima chi an ginocchiuni la Cruci adurava

. Ora ‘duramu a Vui Mathri Divina, Maronna di lu voscu e di la chiana».

Post Author: Gianni Saffioti