Bagnara nel 1791 descritta dal reverendo Brian Hill in viaggio nel meridione

Bagnara nel 1791 descritta dal reverendo Brian Hill in viaggio nel meridione

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Il Reverendo Brian Hill, dotto inglese che visitò la Il meridione sul finire dell’inverno 1791, prese meticolosamente appunti durante il viaggio «così da raccogliere materiale per le mie lettere, che sono di solito scritte sotto forma di diario », com’egli scrive nella prefazione.

Pubblicato in volume nel 1792 dall’Editore John Stockdate di Londra, non si può dire davvero che ebbe diffusione in Italia. Anzi, rimase quasi sconosciuto anche ai cultori di letteratura di viaggi. Perciò la comparsa di questa prima traduzione italiana, a circa due secoli dalla pubblicazione in inglese, colma davvero una lacuna ed arricchisce quella letteratura di un testo utile non soltanto ai curiosi, ma rispondente alle esigenze dello studioso.

Il merito, singolare e rilevante, va ascritto ad una gentildonna crotoniate che con questa sua opera rinverdisce le benemerenze delle sue famiglie verso la Calabria. Merito, ripeto, rilevante, perché, fra l’altro, il testo inglese è irreperibile in Italia. La Marchesa Rosanna Albani Berlingieri, durante la sua permanenza a Londra, avvalendosi della sua perfetta conoscenza dell’inglese, non solo è andata a cercare il raro volume, ma si è subito accinta a farne la traduzione.

Le descrizioni, le osservazioni che Hill fa del mondo calabrese non potevano che di più interessare la traduttrice, la quale, come il lettore noterà subito, ha trasfuso nella redazione italiana quelle sfumature, tutte quelle particolarità che soltanto chi ha la conoscenza perfetta dei luoghi, delle abitudini, del mondo regionale è in grado di riprodurre con fedeltà lampante.

Detto questo, non resta, quindi, che da esprimere alla Marchesa Albani-Berlingieri il senso della riconoscenza da parte di coloro che oggi possono leggere un testo di interesse calabrese altrimenti ancora chissà per quanto escluso dalla lettura.

Gustavo Valente

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Questa è la parte che riguarda Bagnara, comunque vale la pena comprare il libro per le bellissime descrizioni dei luoghi

 

Palmi, 10 Marzo.

Abbiamo visitato la costa di Bagnara, e li abbiamo visto maggiormente gli effetti del terremoto, particolarmente vicino Scilla, dove una parte della montagna è precipitata in mare; parte della nuova terra è stata piantata a vite, e una parte di essa è franata due anni fa e penso che presto un’altra parte seguirà. La città sorge in una singolare posizione e si dice che somigli ad un’aquila, con un’alta roccia per testa, due ali allun­gate sui lati del promontorio, e una coda dietro. Molte case hanno resistito alle scosse, ma un gran numero di persone portate via dal mare che arrivò un chilometro dentro la terra ferma, cosicché in totale 1645 persone morirono in questa città.

Tum procul e fluctu Trinacria cernitur Etna:

Et gemitum ingentem Pelagi, pulsataque saxa

Audimus longe, fractasque ad littora voces;

Exultantque vada, atque mstu miscentur arenae.

Nimirum haec ille Charybdis

Hos Helenus scopulos, hmc faxa herrenda canebat.

                                                         (VIRG . .tEn. III. 1. 554) .

Bagnara, situata sui pendii di un’alta montagna, fu completamente distrutta e 4350 persone uccise. È stata ricostruita in maniera veramente sorprendente, se si considera che il suolo su cui sorge è soggetto a frequenti scosse. Siccome erano solo le dieci’, quando arrivammo a Bagnara, ci demmo da fare per ingaggiare dei cavalli per andare a vedere un lago formatosi dall’unione di due montagne, ma non essendoci stato possibile, decidemmo di pren­dere il mare di nuovo, ma i marinai si rifiutarono dicendo che era troppo mosso, ed in effetti bisogna riconoscere che le onde erano così alte ,che la nostra piccola imbarcazione correva ogni istante il rischio di essere sbattuta sulla costa, e con molte difficoltà e con l’aiuto di tredici o quattordici uomini, dopo molti infruttuosi tentativi, riuscimmo ad attraccare.

Andammo quindi a cercare una locanda, e ne trovammo una così miserabile e sporca che decidemmo di andare a cercare una locanda che, ci fu detto si trovava a sei miglia di distanza, e che era effettivamente molto buona. Affittammo un mulo per trasportare le poche cose di cui avevamo bisogno (lasciammo la maggior parte del nostro bagaglio sulla barca) e partimmo a piedi senza armi, affidandoci alla misericordia dei banditi calabresi, di cui avevamo sentito dei terribili racconti. Salimmo dapprima su un’alta montagna, coltivata a vigneti, frammisti ad alberi di castagno, che sono molto coltivati in questa regione per fare le botti. Ci fu mostrato un pezzo di roccia che era caduto durante il terremoto, sopra un uomo ed un cavallo, nessuno dei quali fu ritrovato.

Il duca di Scilla, il cui palazzo fu raso al suolo, si trovava in quel momento su una barca che fu lanciata in aria e quindi inghiottita con tutte le sfortunate persone che erano a bordo.

Dalla vetta della collina si gode una bella vista delle colline più alte coperte di neve, e piantate fino alla sommità, e un grandioso panorama della Sicilia, dello stretto di Messina che scorre fra le due rive come un immenso fiume. Ci trovavamo vicino al luogo dove sette case furono buttate giù dal terremoto, circa due mesi fa e potemmo ammirare da lontano il lago che volevamo visitare da Bagnara. La terra per lo spazio di due o tre miglia, sembrava essere letteralmente capovolta e ci fu detto che un uomo che lavorava la terra coi buoi fu spostato di due miglia senza ricevere alcun danno. In alcune parti della collina il suolo risuonò come cavo sotto i nostri piedi, circostanza che fu rimarcata per le strade di Messina durante il grande terremoto del 1783.

Abbiamo anche una prova che non tutti sono ladri e briganti in Calabria infatti mentre attraversavamo una delle regioni più desolate, fummo richiamati indietro da un conta­dino che ci restituì un pesante cappotto che ci era caduto dalla carrozza. Scendendo dalla montagna vedemmo la più bella pianura che ci è stato dato di vedere da quando abbiamo lasciato Napoli, con Palmi ad una estremità, circondata da piantagioni di ulivo. Essendo anche questa stata colpita dal terremoto, è stata ricostruita da poco, con una bella piazza con una grande fontana al centro. Cielo nuvoloso. Temperatura alle due in altura, 13°.

Dopo aver invano chiesto una coperta nei vari posti in cui mi è capitato di dormire, sono alla fine stato accontentato in questo posto, ma come era da aspettarsi un simile lusso era accompagnato da una brutta sorpresa, infatti non appena mi sdraiai sotto la coperta, una legione di pulci, forte e potente come quella di Siracusa, uscì dai suoi recessi per festeggiare su di me. Attendevamo per oggi l’arrivo della barca che però non è ancora arrivata, cosicché dobbiamo passare un’altra notte in questa miserabile locanda. Giornata piovosa e fredda. 4220 persone sono morte qui.

Post Author: Gianni Saffioti