Presentazione del libro Le bagnarote – le operose donne di Bagnara Calabra tra mito e realtà

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Presentazione del libro Le bagnarote – le operose donne di Bagnara Calabra tra mito e realtà – di Michele DeLuca

Nella cornice che rende unico lo spettacolo del paesaggio marino al tramonto guardandolo dall’all’alto di piazza Rosario si è svolta nell’adiacente palazzo della Madonna delle Grazie una manifestazione culturale gestista amabilmente dal priore Angelo Ruggiero. Il tema della manifestazione era la presentazione dell’ultimo libro del prof. Michele De Luca dal titolo “Le bagnarote” – le operose donne di Bagnara Calabra tra mito e realtà –. Presenti gli editori Laruffa, è intervenuto il poeta e ricercatore dialettale Rocco Nassi.

Per la cronaca è il primo libro organizzato che mette ordine nel mondo del fenomeno della Bagnarota che si è dissolto lentamente con l’avvento dei motori a scoppio e che è cominciato tanti secoli fa. Scoprire quando, tramite documentazione, sarà compito dei prossimi lavori di ricerca che potranno confermare o smentire quanto si è scritto fino ad oggi.

Lo spunto era dunque per evidenziare una grossa lacuna nella cultura popolare della cittadina, la mancanza di un libro ufficiale sul tema dal quale poter finalmente partire per approfondire sviluppi e ricerche sul simbolo materiale massimo che da secoli contraddistingue la cittadina, ovvero le bagnarote e il loro infaticabile lavoro alle quali per tutta l’opera svolta non era mai stata dedicata una pubblicazione ufficiale.

Si è vero, ci sono le poesie di tantissimi poeti locali, brani di musica leggera, tantissimi articoli di giornali che spesso però sono, quando va bene celebrazioni del mito, quando va male penosi articoli di colore per alimentare il folclore e le dicerie, spesso menzogne. Mai però a porsi il problema sociale e culturale del percorso che esse hanno fatto per secoli dentro la società non solo bagnarese ma del territorio limitrofe. Le zone tirreniche e aspromontane della provincia reggina e fino a quasi a Lamezia e verso sud Messina le hanno viste protagoniste indiscusse del commercio e spesso del baratto fino all’avvento del motore a scoppio, poi lentamente come nei migliori film il loro protagonismo si è dissolto completamente alla fine degli anni settanta perché le tecnologie hanno sopperito al loro pesante lavoro.

Oggi la figura delle bagnarote non esiste più, la società si è evoluta e il contributo, fatto di sacrifici, fatica, sudore, restrizioni, fame e miseria, che loro hanno dato, fa parte della storia e della cultura popolare bagnarese. Le bagnarote descritte mirabilmente dal Cardone, sono state fortunatamente sconfitte  dall’evoluzione sociale rendendo la vita delle donne bagnaresi dei ceti più bassi molto meno faticosa di quella delle loro antenate.

Dicevo che ci voleva una base come quella del libro del Prof. De Luca per cominciare a riflettere su questo “mestiere” ancor oggi ricordato in tanti paese della Calabria centrale e inferiore. Già negli anni 80 il prof. Tommaso Oriana denominava le bagnarote che quotidianamente si spostavano in altri paesi: viaggiariche distinguendole da quelle che lavoravano solo nel paese o sulle colline, ed è questo uno dei temi di ricerca futuri, cercare fuori dalle mura bagnaresi testimonianze documentate su di esse. Il prof. De Luca che conosce la Calabria  palmo a palmo e tutto il suo dialetto sarà senza dubbio un valido ricercatore a tale fine.

La fusione che il prof. De Luca fa tra le bagnarote, la storia e il dialetto è base seria da cui partire per ricercare altri documenti che confermino il lavoro delle bagnarote prima ancora del terremoto del 1783, dramma dal quale si rendono prepotentemente protagoniste per far risorgere la cittadina dopo la grande percentuale di uomini morti. Sull’argomento, tanti anni fa ho esposto le mie idee in una corposa relazione che poi con il tempo ho maggiormente ampliato e pubblicato. La pro loco cittadina, sotto la presidenza e la sensibilità del sig.  Luigi Oriana, usufruendo di quella relazione è riuscita a realizzare il monumento alla bagnarota situato in piazza Marconi.

Il senso dunque di ricerche mirate e non solo di vecchi articoli, foto e cartoline per fare folclore, possono in futuro riservarci sorprese sul ruolo delle bagnarote prima del 1783, e non a caso il prof. De Luca si spreca a citare uno storico come il Fiumanò che va oltre il tempo di cui conosciamo la storia locale. La riflessione del Fiumanò che in sintesi raccoglie tutte le altre e che si spinge molto in la nel tempo si basa sull’isolamento del territorio bagnarese dai romani e fino  ai normanni dove al loro arrivo trovarono già case e abitanti. A piccoli passi, incrociando storia e dialetto, saggia la decisione del prof. De Luca di dedicare alcune pagine al dialetto locale, sul quale ci sarà sempre da discutere, l’attività delle bagnarote dovrà pur venir fuori documentata in qualche era e per qualche esigenza. Ecco quindi il senso della ricerca e della strada tracciata da una persona competente. Il resto, soprattutto il novecento, è stato ampiamente documentato e abusato. E’ mortificante, per chi va in cerca delle origini della storia delle bagnarote, vedere trattare questo simbolo materiale, il più antico, come cartolina pubblicitaria, gadget o souvenir alla pari di un monumento di mattoni e cemento qualsiasi e non come un essere umano che per secoli è stato protagonista della società bagnarese.

Diversamente invece è interessante ricostruire la storia di alcune di queste, quelle più conosciute, per dare l’idea vera del significato di bagnarota che si abbina con fatica, rinunce, restrizioni, fame, miseria e orgoglio. Nulla a che vedere con la vita agiata delle signore bagnaresi di oggi, e meno male che è cosi, che i sacrifici di queste donne sono serviti a rendere più dignitosa la vita delle donne di oggi.

Gianni Saffioti

“Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”

Saranno pubblicati tra qualche giorno alcuni brani video della manifestazione.

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Post Author: Gianni Saffioti