Cartolina panoramica del 1900. Guardando s’impara.

Cartolina panoramica del 1900 e particolari. Guardando s’impara

L’immagine che tratteremo in questo articolo è un particolare di una cartolina spedita nel 1903 ma sicuramente l’immagine è stata scattata anni prima perché della stessa cartolina, conosciutissima, ne esistono molte copie spedite anche due anni prima. Quindi come anno di riferimento limite prendiamo l’estate del 1900, prima sicuramente no.

L’occhio focalizza subito il centro della foto con la splendida veduta della chiesa del Carmine che domina, quasi superba, tutto il contesto. La chiesa del Rosario (quella antica) non si vede coperta dalla chiesa Madre vicino alla quale imponente si esalta il palazzo dell’onorevole albanese.

A sinistra della chiesa del Carmine il ponte Caravilla lega la città nuova al vecchio borgo storico, oggi orribilmente seviziato da abusivismo e speculazione. Si nota che mancano, ed è un bene per il paesaggio, i “muri” dei palazzi dei De Leo costruiti successivamente al terremoto del 1908. Vista la bellezza della foto e come poi si evoluto il concetto di espansione edilizia, qualche dubbio che quelle costruzioni si potevano evitare di fare, mi viene legittimo. A sinistra del ponte Caravilla, dove originariamente esisteva il centro storico originario, vedi disegno della fine del cinquecento del codice Romano Carratelli, delle costruzioni rifatte dopo il terremoto del 1783 sui resti degli originali. Ancora più a sinistra, leggermente più in basso il vecchio cimitero, circondato da una folta macchia mediterranea e qualche vigna, oggi denominato belvedere che dall’epoca ha avuto decine di modifiche e restauri vari. Sotto il borgo nuovo, oggi parte dei rioni Arangiara e Canneto, folto di abitazioni e di depositi di oli o altri prodotti, soprattutto lungo la strada detta ancor oggi dei Palumbari. La spiaggia colma di imbarcazioni, soprattutto feluche a vela che commerciavano con Messina. La cantieristica bagnarese delle feluche era molto rinomata in Calabria, tanti proprietari di barche delle marine del sud Tirreno l’ apprezzavano e le facevano costruire nelle nostre fabbriche. Ricordiamo che una variazione della feluca fu il primo esperimento per il trapasso dall’untri alla moderna passerella come evoluzione per la caccia al pescespada. Nel gergo dialettale della zona le feluche a vela venivano chiamate buzzetti.

Proseguendo sulla spiaggia verso destra si arriva nella zona dei mulini, ancor oggi la vie è cosi denominata, e soprattutto ai grandi giardini descritti da Stefano D’Arrigo nel suo libro del 1975 Orcinus Orca, oggi inesistenti, spariti quasi totalmente. Quei pochi rimasti sono circondati da cemento, sembrano come una riserva indiana.

Sopra i giardini, isolato su una collina al rione Porelli l’edificio dell’educandato femminile appena finito di costruire, struttura tra quelle più all’avanguardia nella nostra provincia.

Ci sarebbero tante cose ancora da dire su questa immagine ma non sempre i documenti relativi sono consultabili viste le gravi precarietà di alcuni archivi che sono impraticabili per l’incuria e l’insensibilità atavica di chi di competenza. Esempio, possiamo provare a dire che il secondo edificio a tre piani, come quello Albanese, subito dopo la chiesa del Carmine verso destra potrebbe essere stato della famiglia Patamia, ma prima di dirlo bisogna avere certezze come su tante altre cose. Una certezza è che non ci sono ancora i cipressi che caratterizzano la zona del nuovissimo cimitero. Una quasi certezza è la grande buca sulla spiaggia tra i giardini e il mare, lì dove è stata poi costruita la casetta di smistamento telegrafonica (la casa gialla) per la posa di diversi cavi sottomarini dalla Sicilia per poi arrivare all’ufficio postale, posati dal 1884 al 1889.

In sintesi diciamo che in questo periodo i più facoltosi avevano molti possedimenti tra case e terreni, mentre la stragrande maggioranza della popolazione viveva quasi come nel medioevo. Se i “bagnaroti” sono conosciuti in tutto il mondo è soprattutto perché i grandi palazzi, anche quelli costruiti dopo, portavano ricchezza a pochi e disperazione ai più che erano costretti a emigrare. E che la cosa fosse voluta a livello nazionale è più che una certezza come la favola narrata: America lontana e bella.

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Post Author: Gianni Saffioti