
La signora Tripodi Annunziata nasce a Bagnara Calabra il 18 febbraio 1913.
Padre pescatore e madre casalinga è la seconda genita di sei figli, vive nel popoloso quartiere di Marinella e cresce sulla scia degli strascichi del dopoguerra (195-1918), dove già da giovani si cominciava a lavorare per aiutare l’economia familiare. Ancora molto giovane andava, assieme ad altre ragazze, a fare la raccolta dei limoni, fu in questa occasione che le venne attribuito il soprannome che la contraddistinse per tutta la vita e che oggi hanno ereditano figlie e nipoti. Accadde infatti che una sera, tornando dal lavoro, si sdraiò stanca e sfinita a terra e alla domanda di una sua compagna di lavoro che le chiese che cosa avesse lei rispose che si sentiva “pezziata”, cioè a pezzi, da quel momento nacque il famosissimo soprannome.
Giovanissima, si sposa con Salvatore Bagnato, di professione pescatore, mettendo al mondo quatto figlie. Annunziata, Carmela, Angela e Rosa. La loro vita di lavoro e sacrifici si divideva tra Bagnara e la Tonnara di Palmi in base allo svolgimento del lavoro del marito che aveva la barca nella spiaggia palmense dove divideva con i suoi fratelli un’abitazione che serviva anche come ricovero dei cosiddetti misteri, (mestieri) reti e attrezzature per la pesca.
Quando il pescato del marito arrivava a terra la “Pezziata” se lo caricava in testa dentro le classiche ceste in vimini appositamente costruite e si incamminava dalla Tonnara verso la città di Palmi a piedi dove poi vandiava (pubblicizzava) e vendeva il pesce.
L’abito che usava era la classica saja bagnarota, quella fatta con almeno 5 metri di stoffa e varie sottogonne e tasche interne dove nascondere i soldi guadagnati dalla vendita dei prodotti. Il classico sciammisciu, la camicetta con le arricciature in vita, u faddali, un grembiule, e u muccaturi, un fazzoletto in testa legato dietro il collo.
La sua umile vita viene inaspettatamente travolta da due tragici eventi, il primo è la prematura morte del marito davanti ai suoi occhi a soli 33 anni colpito in testa dentro casa da un fulmine entrato dall’uscio aperto mentre era seduto con in braccio la figlia terzo genita Angela di pochi anni.
Da questo momento nella sua vita ebbe spazio solo il nero, il colore del lutto. Vestivano solo in nero sia lei che le figlie, persino la più piccola di 3 anni circa. In segno di lutto girò verso le pareti tutti i mobili di casa rendendola invivibile pensando che oramai con la morte del marito la sua vita era finita per sempre.
Appena dopo 6 mesi da quel tragico evento, il destino crudele si accanì nuovamente contro di lei e la sua famiglia rubandogli dalle mani la figlia maggiore di appena 11 anni.
Ancora una volta sotto i suoi occhi si consuma una straziante tragedia, mentre assieme alla figlia che l’aiutava, era alla stazione di Bagnara con dei carichi di pesce per andare a venderlo nei paesi vicini, un treno che passava a velocità molto sostenuta gli strappa via dalle mani la bambina e la scaraventa in mezzo ai vagoni dietro il locomotore. Tanto fu il dolore e il coraggio nello stesso tempo che si mise a cercare pezzo per pezzo tutti i brandelli della piccola creatura e ricomporli. Lo strazio fu grande per tutta la famiglia e per un paese intero.
Con la grande tenacia e caparbietà che ha sempre contraddistinto le donne di Bagnara, aiutata dalle figlie Carmela e Rosa si fa largo nel mondo del commercio del pesce mentre l’altra figlia Angela si dedica a tutte le altre cose di casa fuori dall’ambito commerciale.
Oltre alla sua forza lavorativa, aveva un fascino e una bellezza non del tipo classico meridionale e mora, ma bianca come il latte che solo il sole quando l’accarezzava la rendeva leggermente più scura. Occhi azzurri che cambiavano in grigi in base al tempo meteorologico ed un viso solare. Questa sua bellezza non passava osservata e molti furono i corteggiatori che l’avevano chiesta in sposa e che lei rifiutò sempre. Come diceva lei stessa, aveva conosciuto un solo uomo con il quale anche se per poco aveva conosciuto tutta la felicità e quello solo doveva rimanere, uno e unico per questo si rimise in testa “ u vartu” un fazzoletto nero che indicava che la persona era in lutto.
La sua voce era ovunque, in qualsiasi luogo della cittadina a vendere il pesce fresco e se lei era in centro al paese,la sentivano anche a Porelli.
Annunziata era conosciuta ed apprezzata da tutti per la sua onestà e serietà nella vita e nel lavoro. Alla sua morte qualcuno disse che con lei spariva un pezzo di storia della bagnarota.
Negli anni settanta assieme alle figlie Carmela e Rosa e poi anche Angela, apre una pescheria al centro del paese in via generale Porpora a cui danno il nome di “pezziata”. Il commercio del pesce adesso comincia ad allargarsi oltre Bagnara e la sua pescheria fornisce pesce oltre che ai ristoranti locali anche a quelli dei paesi limitrofi.
Con il passare degli anni aveva perso un occhio ma compensava benissimo con l’altro tanto da vedere cose e uomini a distanza che le persone normali non riuscivano a vedere. Da piazza Gramsci di Marinella riusciva a vedere i pastori che pascolavano le capre sulle alture di Cacilì.
Amava curarsi le trecce con la brillantina per tenerle vive, che poi girava sulle spalle, mangiava solo pesce e non gradiva altri cibi come il pollo, latte e latticini, amava il sapore delle pesche intinte nel vino. Anche se all’apparenza non esternava grandi sentimenti era una donna molto forte, sensibile e protettiva soprattutto verso le nipoti e una in modo particolare Domenica.
Oramai anziana veniva curata dalle figlie e aiutata dalle nipoti a cui ogni sera ripeteva la sua massima: Jmu e curcamundi co lettu avi du cosi, se non rormi ti riposi.
Dopo una lunga vita fatta di sacrifici e amore per i figli Annunziata passa a miglior vita all’ età di 86 anni nel novembre del 2000, accudita amorevolmente dai suoi familiari.
Abitò sempre a Marinella in piazza Gramsci dove da qualche mese i familiari hanno aperto una nuova pescheria.
Si ringraziano i familiari per la sensibilità avuta e la collaborazione resa e per le foto e digitalizzazione Mimma Laurendi
Il link con il video sulla sua storia prodotto dall’archivio storico fotografico bagnarese