U tambutu i cacapeppi

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U tambutu i Cacapeppi.

 (la bara del signor Giuseppe)

Scorcio di cultura popolare del rione Arangiara anni 50

Di  Angelo Falvetti

 

Negli anni che ho abitato a Bagnara nel  rione Arangiara, dal 1950 al 1956 e cioè dai quattro ai dieci anni, ho passato  una parte della mia fanciullezza con tante persone che mi hanno arricchito con la loro semplicità e schietezza. Abitavo in via Fratelli Rosselli, di fronte alla cantina dei Savoia, dei quali eravamo molto amici, la figlia Santa era una brava sarta e veniva a cucire da mia madre, che cuciva per tutta la nostra famiglia e saltuariamente per qualche vicino che ne aveva bisogno. I miei compagni di giochi erano tutti i ragazzi del vicinato. Rorò Siclari, Gramuglia Vincenzo e Memè Leonardis (figlio del maestro Antonino) che erano miei compagni alle elementari, le mie sorelle, Mariella e Melina Coletta, i figli dello “scarparo” Cosentino erano quelli con cui passavo più tempo.  La via Fratelli Rosselli era intersecata da diverse discese e tra la discesa del Rosario e la discesa del Canalello c’era la bottega “du Salamaru” che era il nonno di Memè. Era una bravissima persona, sempre allegro, dispensava consigli, mentre ci riforniva dei generi di prima necessità. Pasta, legumi, caffè e formaggi erano i prodotti che commercializzava di più, era una persona di cui ti potevi fidare.  Una vota la settimana tostava il caffè e tutto il rione, ne sentiva il buonissimo aroma e mia madre mi mandava comprarlo, perchè diceva che il primo giorno era più buono. Di fronte c’era il palazzo del medico De Angelis, che successivamente fu eletto sindaco di Bagnara e salendo per la “calata” del Rosario, subito dopo la bottega abitava Cacapeppi. Era un vecchietto che abitava da solo, si diceva che fosse tornato dall’Argentina con un gruzzoletto che gli consentiva di passare una decorosa vecchiaia, ma il nostro ometto aveva una   “fissazione”, voleva un bel funerale. Si consultò col Salamaru e dopo tanto discutere convennero che Cacapeppi doveva comprarsi ” u tambutu”, cosa che puntualmente fece e che sistemò sotto il letto. Quì la storia si fa interessante, perchè un conto è saper di morire e un conto è avere la bara già pronta per morire. Anch’ io come gli altri bambini andavo ad origliare alla porta, incuriositi dai bisbigli del vicinato ed assistevamo all’esorcizzazione della morte di Cacapeppi. Egli tirava fuori la bara da sotto il letto, si vestiva da         “morto” con il vestito nero, le scarpe nere e si stendeva dentro la bara. Stava un bel pezzo immobile e quando noi spingendoci l’un l’altro bisbigliavamo  -voi viriri ca moriu pe ddaveru-, egli da attore consumato si alzava e cominciava la danza attorno alla bara, roteando  le braccia e gridando:” iu tic tac, iu su o lett ”  e ”  vatindi bruta bestia”. Poi chiudeva la porta e la sera dopo era la stessa storia. Non aveva gli stessi spettatori tutte le sere , ma allora bambini ce n’erano tanti che, aveva sempre i suoi fans. Penso che ci facesse assistere, per fare sapere in giro che lui non aveva paura della morte. Purtroppo Cacapeppi non aveva più partenti, perchè forse erano rimasti in Argentina e un giorno andò dal Salamaru e gli disse: caro amico è vero che ho la bara- ma u funerali cu mu faci , se sugnu sulu.  Giorni e giorni di consultazioni tra i due, anche con l’intervento di qualche prezioso consiglio del vicinato e si arrivò alla saggia decisione. Si  fece un preventivo del costo del funerale, con banda , nastrini e tre preti e il nostro uomo consegnò al Salamaru la cifra che teneva da parte per avere un  onorevole funerale. Ogni tanto contavano i soldi e se Cacapeppi voleva qualche variante, aggiungeva il necessario: – menu mali ca nci siti vui Salamaru, siti  u meghiu cristianu, chi mi potiva capitari- e diceva il vero. Ho assistito diverse volte, quando dei sempliciotti sbagliavano a dargli i soldi e gliene davano di più, diceva – mparativi mi cuntati i sordi- e restituiva la somma eccedente. Nella bottega campeggiava una scritta ” OGGI NON SI FA CREDITO – DOMANI SI” , siccome il cartello rimaneva lì sempre, il credito veniva rimandato al domani, che non arrivava mai. Non ho assistito al funerale di Cacapeppi, perchè poi mi sono trasferito al Rione Valletta: Sarà morto? Se qualcuno, per caso, dovesse leggere queste righe e si dovesse trovare a scendere dalla scalinata della Chiesa del Rosario, dopo una trentina di metri dai gradini, si giri a sinistra e vedrà Capeppi seduto davanti a casa e gentilmente me lo saluti. Tanto dovevo.

 

Post Author: Gianni Saffioti