Sintesi descrittiva sui velieri

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Sintesi descrittiva sui velieri

di  Gianni Saffioti

La fine della seconda guerra mondiale segna una svolta decisiva nel sistema socioeconomico bagnarese. La ricostruzione e l’ammodernamento delle strutture tecnologiche mondiali come per paradosso, affondarono tutte le piccole realtà commerciali a vantaggio dell’industrializzazione e dei grossi capitali. Il destino di Bagnara fu segnato. Il sistema produttivo, basato sulle fabbriche di ceste e di lavorazione del legname, lentamente si spense e ricominciò il grande esodo verso le industrie del nord d’Italia, della Germania e delle Americhe come era già avvenuto alla fine dell’ottocento. I velieri furono il più grande mezzo di trasporto e di commercio che Bagnara ebbe fino alla costruzione dello scalo ferroviario. Fino ad allora il commercio del legname avveniva via mare per mezzo dei bastimenti.

Il luogo dove la merce veniva depositata e poi caricata era detto Nchiusa e geograficamente si trovava subito dopo il torrente Sfalassà, proprio sotto l’attuale campo sportivo. Fino alla metà degli anni quaranta, tutto il terreno adesso adibito a stadio, non era altro che un grande deposito di legname. Qui si accatastavano circhi, doghe, verghelle, ceste, pali, paluni, zaccuni, ecc. in attesa di essere caricati sui velieri e spediti a destinazione. I velieri che partivano da Bagnara toccavano le sponde di tutti i paesi del Mediterraneo. Gli imprenditori bagnaresi esportavano merce in quantità tale da coprire la fetta più grande dell’intero mercato del legname. A questo proposito trovo incomprensibile ed antistorico che in nessun testo venga fatta menzione dell’importanza di questa florida realtà imprenditoriale bagnarese che dava lavoro a migliaia di persone e che forniva legname a tutto il bacino del Mare Nostrum.       Cominciamo col dire che Bagnara diede i natali ad uno dei più grossi armatori calabresi dell’ottocento, Francesco Patamia, il quale pur spostatosi a Gioia Tauro dava lavoro anche a circa quattrocento bagnaroti. I suoi cinque figli maschi furono tutti comandanti della sua flotta, ed alcuni dei suoi velieri erano i più veloci del Mediterraneo. Altro armatore che lavorava molto per gli imprenditori Bagnaresi era il capitano Nicola Richichi di Palmi che proprio sulla spiaggia di Bagnara, a causa di una improvvisa  mareggiata, perse una nave.

     I Bastimenti dunque arrivavano a Bagnara dove venivano caricati e poi ripartivano. Le verghelle venivano spedite principalmente a Malta, Tripoli di Algeria e Tripoli di Siria. I circhi venivano commerciati prevalentemente in Palestina. In Grecia, come a Marsiglia e Barcellona, arrivavano i zaccuni assieme ai circhi. Un rapporto di commercio particolare Bagnara lo intratteneva con tutta la Sicilia, tanto che nella stessa isola furono create fabbriche e depositi di ceste. Si calcola che più di un milione di sole ceste confezionate a Bagnara, ogni anno, venivano vendute in terra siciliana. All’epoca si contavano dai cinque ai dieci velieri al giorno che approdavano a Bagnara, nonostante l’assenza di un porto.

 Se il mare lo permetteva, dalla battigia si poggiava sulla nave una lunga passerella detta faiacca attraverso la quale si poteva tranquillamente accedere ad una imbarcazione detta paranza dove scaricare il legname, e da questa poi dopo un breve tragitto si portava tutto a bordo del bastimento. Se il veliero era di piccole dimensioni si poteva fare a meno della paranza e poggiare la faiacca direttamente sulla nave, grazie al fondale marino a gradoni, formato dal torrente Sfalassà nel corso dei secoli.

   Cominciava quindi una danza lenta e costante di instancabili donne che in fila indiana arrivavano con il loro carico in testa, lo posavano e ripartivano per un nuovo giro fino a quando la stiva non era piena. Uno, due, dieci, venti donne in fila in poco tempo svuotavano e riempivano i velieri che ripartivano sotto gli occhi soddisfatti di tutti. Tra la merce più comune che questi bastimenti portavano a Bagnara c’è da citare la pezzulana, materiale che arrivava dall’Etna e che si usava nelle costruzioni edili prima del cemento. Le gallerie artificiali della ferrovia sono state costruite proprio con questo materiale. Anche le pietre laviche, che fino a qualche decennio fa lastricavano la strada nazionale ed il corso Garibaldi, furono trasportate dall’Etna con i velieri.

Tra i tanti tipi di pietra lavica usate a Bagnara, le più comuni erano i basuli e le bolognine. Per quanto riguarda invece altro tipo di merce varia che le botteghe vendevano quotidianamente, come stoffe e affini o chincaglierie varie, si usavano per la loro importazione, imbarcazioni più piccole dette buzzetti che arrivavano sino in Sicilia ed a Messina in particolare, dove compravano all’ingrosso nei vari magazzini. I buzzetti più grandi avevano una stazza di cinque tonnellate, essi erano piccoli e veloci e quindi adatti per il commercio locale. Tra quelli che si ricordano oggi, ci sono: il Caterinella, u Patataru, Il Vincenzello.

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Post Author: Gianni Saffioti