Quando si buttavano via le polpette nel giorno della “Ffruntata”

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Tra folklore e cultura popolare

Dal numero 64 de L’obiettivo del marzo aprile 1985 un estratto di un articolo firmato Puntillo – Barilà che fa luce sull’episodio originale dal quale poi nacque forse il più importante e tramandato episodio di folklore cittadino.

Si sa che la cultura popolare viene tramandata a voce e di quel lontano episodio pochi  hanno ricordi precisi, quello che invece rimane ancor oggi e sottolinea l’attaccamento e la devozione alla sacra immagine è il lavoro di decine e decine di fedeli che preparano la funzione in maniera meticolosa e se caso mai dovesse piovere si ritorna a rievocare i vecchi tempi e celebri e accorati appelli alla Madonna tipo:

 ” Madonna Rosariana chi saziu ‘nci rastivu e vostri nemici “

……Ebbene, uno dei più attaccati alla Confraternita del SS. Rosario fu, senza alcun dubbio, ” ‘U Brahatu “.

” ‘U Brahatu ” o, anche, “A Brahata” identificano una delle più gloriose famiglie bagnaresi, quella dei Morello.

 E la identificano almeno dalla metà del 1700.

” ‘U Brahatu “, che ci interessa, non sappiamo che nome avesse; sappiamo comunque

 che visse molti anni fa e fu un rosariano di ferro, come tutta la sua stirpe, in passato come tuttora.

Le cronache del tempo passato narrano che in quell’anno i preparativi furono eccezionali perché si prevedeva l’affluenza di fedeli e

 curiosi anche dalla provincia.

I rosariani erano contenti e avevano lavorato febbrilmente alla preparazione del­la cerimonia.

Sfortuna della sorte! Quella domenica cadde l’acqua a catinelle.

Fino all’ultimo ” ‘U Brahatu “, capo del manipolo incaricato di portare la bara della Vergine, sperò in una schiarita.

Ma a mezzogiorno ogni speranza crollò.

Immaginatevi la delusione d’ “U Brahatu”.

Improvvisamente si alzò dalla sua sedi t in Congrega, si spogliò celermente da fratello e

, senza salutare nessuno, uscì dalle chiesa e prese speditamente la via di casa.

Quando vi giunse, trovò la famiglia praticamente pronta per mangiare, visto che il tempo non schiariva.

” ‘U Brahatu “, alla vista della tavola imbandita, fu preso da un impulso d’ira terribile.

In fondo in fondo non aver perso tutte le speranze;

 sì, si era avviai verso casa, ma nel subconscio rifiutava I idea che la cerimonia non si effettuasse.

 Quando vide la tavola imbandita, capí che in effetti “tutto era perduto”.

Allora, preso dall’ira, si precipitò sulla tavola e imprecò: “mannajia a miseria:

 Chi ndì mbattiju a nui! ‘A Maronna non nescii! ‘U capiscistivu ‘ca Maronna no i nesci?”.

Così dicendo, prese la grossa salsiera che conteneva un ottimo sughetto di pomodoro

 con tante polpette e la fece volare dalla finestra giù sulla strada.

Questa scena divenne un classico del folklore cittadino; ancor oggi i nostri padri la raccontano

con spirito misto a rispetto…….

 

Post Author: Gianni Saffioti