Le condizioni del mare; l’istinto di conservazione; sintesi riassuntiva

Le condizioni del mare; l’istinto di conservazione; sintesi riassuntiva

Introduzione

Per le persone come me, nate sotto il segno dei motori, della velocità e del progresso tecnologico, inoltrarsi nel mondo antico ed affascinante del mare della costa viola, è stato come viaggiare indietro nel tempo, assaporare i ricordi narrati da decine di persone, gustare le bellissime foto realizzate da veri maestri dell’immagine come il prof. Luigi Cristina ed il fotografo professionista Francesco Iracà. Tenendo fermo il punto cardine di questo lavoro, e cioè che è nato esclusivamente come puro e semplice divertimento, il contenuto di esso deve leggersi come tale e non come un vero studio sul tema. Mettere insieme tutte le notizie raccolte in decine di interviste, non è stato facile, anzi è stato un lavoro molto laborioso di confronti, limature ed impaginazione che sinceramente non so se sia riuscito bene o male. Anche in questo caso, come nel primo volume la parola principale spetta alle foto, che fanno da traino ad una Bagnara attiva ed ingegnosa che fino a prima dell’avvento dei motori viveva quasi esclusivamente di mare. Non solo pesca però, fondamentale per l’economia locale erano i trasporti che via mare si svolgevano e di cui parlerò in un prossimo volume. Questo lavoro vuole interpretare il concetto di visione del passato, non come puro e semplice ricordo cadendo magari in inutili nostalgie, bensì come analisi critica e costruttiva di un mondo che anche se non esiste più è stato un cardine della vita bagnarese per molti secoli dal quale abbiamo ereditato usi e costumi che formano il D.N.A. della nostra cittadina. Conoscere l’evoluzione della nostra società, sapere delle vicende e delle storie passate, forse ci può servire d’aiuto per irrobustire la società bagnarese che negli ultimi decenni si è fin troppo cullata sugli allori trascorsi.

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Le condizioni del mare bagnarese rispetto alla pesca.

Si sa che la platea continentale è la zona di fondo marino a dolce declivio, fino a 200 metri di profondità, dove si svolge la più intensa vita marina e dove abbondano i pesci utili per l’alimentazione umana. Nella marina di Bagnara la platea continentale è quasi nulla. Nonostante questo fattore negativo che condiziona il volume di pescato, esistono altri parametri per i quali la pescosità di questo mare, se da una parte viene penalizzata rispetto ad altre marine di platea continentale di 5 e più chilometri, dall’altra viene valorizzata qualitativamente dalla presenza di grossi pesci della specie degli sgombroidi, per la quale lo stretto di Messina ha la più alta concentrazione di tutto il Mediterraneo. Elementi come l’irrigazione fluviale, le correnti ed il plancton connesse tra loro, offrono tutte le condizioni ideali per la riproduzione di questa specie e quindi per la sua pesca. Pescespada, Alalonghe e Tonni di varie specie sono tra le razze più pescate in questo mare. Negli anni sessanta ogni fine stagione si contavano più di 4000 quintali di pescato. Nonostante il loro carattere torrenziale, le acque dolci abbondano lungo tutto il litorale, anche se molto secche d’estate, contribuiscono a migliorare le condizioni del mare, sia modificando la salsedine, sia con l’abbondante apporto dei detriti organici e di organi viventi del plancton. Al di la di tante storie e leggende che vedono il pescespada lottare contro pescicani e balene, egli è un pesce mite e timido e solo la paura e da disperazione lo rendono cattivo ed aggressivo. Questo pesce si ciba prevalentemente di piccoli pesci che ingoia girandosi a pancia in su dopo averli storditi con la spada. Al contrario di altri sgombroidi, il pescespada non si sposta in branchi ma si unisce ad una femmina con la quale resta insieme tutta la vita. Sulla fedeltà di questo pesce e sul suo nido d’amore che è la costa viola, che si trasforma tragicamente anche nel suo letto di morte, si sono sprecate pagine e pagine descritte da cantori e poeti che in ogni epoca hanno evocato l’amore passionale del maschio verso la femmina tanto da contribuire a renderlo il pesce più famoso e leggendario di tutto il Mediterraneo. La verità è che il maschio, sensibile ed innamorato, quando viene arpionata la sua compagna non si da pace e continua a girovagare nel luogo in cui è avvenuto il misfatto quasi offrendosi volontario agli arpioni dei pescatori. I nostri pescatori conoscono bene questo fenomeno e quindi quando avvistano a paricchia, ovvero la coppia di pescespada, non tirano a caso ma puntano la femmina, riconoscibile perché di stazza più grossa, sapendo che il maschio,pur avvertendo il pericolo non si allontana ma torna sul luogo a ritrovare la sua femmina con la conseguenza di una identica fine. Ritrovarsi infiocinato accanto ad essa sul ponte della passerella. Ciò non avviene se per primo viene catturato il maschio. In questo caso la femmina si inabissa e scappa via. Alcuni vecchi pescatori, a proposito della pericolosità di questo pesce, ci raccontano che ai tempi dell’untri quando sbagliando il colpo, la ferita inflitta al pesce non era mortale, bisognava essere molto cauti a come muoversi sulla barca per essere pronti a prevenire eventuali attacchi dello stesso provocando danni e feriti. Qualcuno ricorda addirittura di un pescespada che riuscì ad affondare la barca che lo aveva ferito. Altri raccontano di ferite alle gambe. Certo è che il pescespada come ogni altro essere inoffensivo, quando viene attaccato usa tutta la sua potenza contro l’oppressore. Oggi con le passerelle che sono molto robuste e molto più grandi dei vecchi untri, i pescatori non corrono seri pericoli di essere attaccati, anche se non si sa mai cosa può succedere.

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SINTESI RIASSUNTIVA

Molte cose sono cambiate nel mondo della pesca di Bagnara. Con il passare delle generazioni tutto si è trasformato e molto ancora si trasformerà con il passare del tempo. Cambiano i costumi, i sistemi di lavoro, i modi di pensare e di agire, diciamo che si progredisce formando una società più evoluta e soprattutto più ricca dal punto di vista economico, rispetto al suo recente passato. Ci sono però alcuni aspetti di questa trasformazione, che si è molto velocizzata negli ultimi decenni, che ci danno il senso di come la civiltà di oggi ha quasi voglia di dimenticare quel passato fatto di ristrettezze economiche e lavoro pesante, come se cancellando ciò il presente si avvicini più velocemente ad un futuro socioeconomico sempre migliore. Questo tendere a minimizzare o ad enfatizzare il passato, in funzione del bene del male, che ho notato in quasi tutte le interviste fatte sul tema, oscurano un lato, e forse quello più vero, della realtà evolutiva della società marinara. Per esempio, nessuno sa più il perché della cardata ra cruci, tanto che la spiegazione più comune a tale antico gesto è oggi data come quella di buon auspicio oppure come quella di rendere omaggio alla preda, per non dire che alcuni mi hanno risposto che si tratta di superstizione ed altri ancora di un segno di riconoscimento. Cosi, il significato di un simbolo antico, viene straviato e confuso assieme a molte altre cose, come la palla posta sull’asta a prua della palamatara e recante le stelle dell’Orsa Maggiore, o il numero ed il nome delle poste di avvistamento per la caccia al pescespada, che sono sempre di più terreno di invenzioni e fantasticherie che purtroppo vengono presuntuosamente riportati sui libri anche da studiosi locali. Tutto cambia e si trasforma, e quello che ieri era l’ndispensabile per poter sopravvivere, oggi viene dimenticato o peggio confuso e trasformato e cambiato di significato. Quello che una volta era il simbolo per potersi orientare in mare aperto, oggi, solo perché non serve più, viene dimenticato. E questo per una società e paragonabile ad un figlio che si dimentica del padre dopo la sua morte, non ricordando che proprio al padre egli deve la sua vita. Il prezzo da pagare, per un benessere economico che oggi ha cancellato molte barriere fra le classi sociali, è pesante dal punto di vista culturale, non perché oggi si è meno colti di ieri, ma altresì per aver abbandonato quelle sana cultura di salvaguardia delle tradizioni del mare che non erano altro che la salvaguardia del mare stesso e della pesca. Non ci sono più a Marinella e nel resto della cittadina, appese a fianco alle porte delle case, quelle grandi dentiere di pescecane che molti pescatori appendevano a coronazione di una battuta di caccia ben riuscita. Non ci sono più per le vie del paese o in riva al mare ragazzini scalzi e quasi nudi che si inventano mille giochi. Non ci sono più ne l’avvistatore e ne l’untri che inseguiva il pesce. Sono sparite fame e miseria, non facciamo sparire gli strumenti che le hanno combattute. Non facciamo sparire la memoria della nostra gente, la loro ingegnosità ed il loro lavoro che oggi ha finalmente prodotto una società di pari dignità. La salvaguardia della memoria e quella dell’ambiente marino sono essenziali per un evoluzione sociale dell’individuo che vuole lasciare ai suoi discendenti un mare ricco di pesce dove poter pescare, ed una cultura sana in cui attingere per migliorare la società. Qualsiasi tentativo di studio della nostra società che non si curasse di questi semplici ed elementari problemi, sarebbe deleterio e servirebbe solo a strumentalizzare per l’ennesima volta il nostro popolo per secondi scopi, inutili al nostro sviluppo ma di estrema importanza per lo speculatore di turno.

Post Author: Gianni Saffioti