Tarra il cestaio, ricordo di Angelo Falvetti

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Il ricordo degli anni vissuti in quel di Bagnara, si presenta oggi a sprazzi e ricordo alla volte cose, che mi sembrava di aver dimenticato per sempre. Abitava nelle vicinanze della casa del mio carissimo amico Salvatore Saffioti, di cui, ci siamo occupati nello scritto “Via S.S. Pietro e Paolo, il cestaio Tarra. In quegli anni Bagnara vantava tantissimi abitanti,era  una cittadina molto rinomata e fiorente, dedita al turismo, alla pesca,all’agricoltura (famose le sue vigne a gradoni) e fiorente era l’industria del castagno che dava lavoro a migliaia di persone. Nelle colline sopre le vigne , c’erano i castagneti che venivano tagliati periodicamente e fornivano la materia prima.I pali privati in precedenza dalla buccia venivani portati nelle diverse fabbriche che erano nelle varie zone del paese e qui dopo una bollitura venivano tagliate con delle macchine, in striscie di legno di varie misure per ” ntramari  i sporti “.La sporta era una cesta di legno intrecciata a mano e serviva per trasportare delle merci,era praticamente  la progenitrice della cassetta di plastica dei nostri giorni, ed era ecologicha al 100% per cento  perchè fatta di legno.Torniamo al nostro cestaio Tarra, non mi chiedete il nome perchè non lo so, ognuno di noi aveva un soprannome, Ciccilleiu,Mela a Vanneia, U Cavaiuzzu, U Pappagallu, Nina du latti, Mela ri capri, U re di pruppi, Beniaminu ru daziu, U Maturu, Cicculanu, Masina, Baturi, U professuri, A Russa, U Russeiu, U  Mazzolu, A Firra, A Rampina  e tantissimi altri che aggiungeremo mano a mano che li ricorderemo. Venendo al nostro Tarra e descrivendolo alla meglio diciamo che, era un uomo corpulento, tarchiato e di un bel colore rosso in viso, come tante belle persone delle nostre parti, che si nutrono di legumi e pisci frischi, era sposato con una bella signora grassoccia e aveva dei figli io me ne ricordo uno, anche lui ben piazzato ,che passava, davanti a casa mia per andare alla bottega da “Rampina” a comperare  generi alimentari.  Era un cestaio molto affermato, svelto e aiutato dalla famiglia, riusciva a sbarcare il lunario con disinvoltura. Un giorno che era seduto su una robustissima sedia, fatta costruire apposta solida, perchè il suo sedere era enorme,” a  ‘ntramare”, in uno di quei giorni che scorrono senza infamia e senza lode, un fastidoso imbarazzo gassoso infastidisce il nostro buon uomo. I testimoni dicono di aver sentito un boato, dalle nostre parti e a quei tempi parliamo degli anni sessanta la vita passava tra la casa e la strada antistante ad essa, accorrono in tanti e trovano Tarra a terra. A terra lo lasciano perchè la loro attenzione era attrata dalla sedia che sapevano solidissima, tutti insieme gridarono” Tarra rumpisti a seggia ” “all’anima da botta, ncorpu scuru fu” e si sparsero per le vie cincostanti a raccontare l’accaduto. Nei giorni che seguirono il nostro eroe conscio della sua prestazione da Guinnes dei primati, raccontava l’accaduto colorendolo con frasi tipo “u ciciri era duro, ca u potivi sparari ca scupetta” per la gioia di grandi e piccini che non potevano esimersi dal dire” all’anima da botta”- Tanto dovevo.

Post Author: Gianni Saffioti