Fotografie settembrine 2020 di autori vari e meste considerazioni sociali con pizzico di ironia

Fotografie settembrine 2020 di autori vari e meste considerazioni sociali con pizzico di ironia

Fotografie settembrine

I colori di questa fine estate sono stati molto belli, come belle sono le foto degli autori Rosella Meliambro, Mimma Laurendi. Carmelo Cacciola, Tommy Fazzari e Rocco Fedele.

I colori caldi degli ultimi tramonti stagionali contrastano con quelli freddi del mare in tempesta per la gioia e la fantasia degli amatori fotografici. Nell’albun c’è anche dell’altro, oltre ai bei paesaggi e piatti tipici, salta agli occhi il contrasto tre la ripresa delle attività sportive e scolastiche e le immagini dell’ex scuola media  del centro oramai disastrata che ci porta ad alcune considerazioni anche ironiche di carattere sociale che segnano il drammatico momento sociale del nostro territorio.

Questo settembre glorifica inesorabilmente l’attuale maggioranza come tra le peggiori di sempre. Sicuramente la peggiore del periodo post maggioritario. Il mese è segnato dalle solite lamentele, pettegolezzi e rabbia, spesso tutti fine a se stessi, di gran parte della popolazione oramai allo stremo per lo stato di paralisi dei servizi che presentano un paese vergognosamente sudicio in tutti i sensi. Chi fa più rumore, e per niente, sono quelli che hanno sostenuto questa barca ancor prima del suo varo. Neofiti che nella loro mediocrità politica e sociale pensavano, e non so se erano sinceri, di poter stravolgere il paese solamente avendo degli amici imbarcati.

Ironizzando un poco, anche se la situazione è drammatica, mi viene in mente una strofa di una canzone di qualche tempo fa: Nel covo dei pirati, c’è poco da scherzare, chi non si arruola finisce in fondo al mare.

Soddisfare i propri egoismi, spesso porta a creare situazioni sociali come quella che stiamo vivendo e anche il migliore dei marinai solo per essersi imbarcato è coinvolto e complice allo stesso modo di chi lo ha supportato con convinzione. Le azioni parlano da sole “immagini che descrivono con straordinaria efficacia la finta lotta tra gruppi opposti (che siano esse famiglie o semplicemente fazioni), soprattutto in ambienti piccoli, dove ogni gesto acquisisce una forza incredibile”. Personalmente non ho fiducia delle qualità politiche e sociali di nessuno dei marinai, a livello personale la cosa è diversa, di chi non sa distinguere le navi e gli basta solo l’imbarco. Non ho fiducia di chi si comporta in vecchio stile democristiano nel tentativo di organizzare l’ennesima armata Brancaleone contro un sistema politico familiare a più teste che gestisce circa 4500 voti a piacimento vista l’inconsistenza anzi l’inesistenza di partiti politici. Le conferme, caso mai ce ne fosse stato bisogno, le abbiamo avute dopo l’ennesimo degradante consiglio comunale.  Ripeto, sintetizzando quanto scritto il mese scorso: visto l’esiguo numero dei consiglieri comunali che sarà eletto nelle prossime votazioni (lo prevede la legge) sarà impossibile cambiare le cose. Per capire meglio si studi, (non leggere ma studiare), tutte le votazione delle tornate elettorali precedenti, soprattutto comunali e provinciali, dalle dimissioni del prof. Dato in poi. Voti di lista, voti di preferenza, candidati referenti familiari inseriti nelle liste. Tutto regolare ci mancherebbe, nessuna insinuazione, solo per capire l’andamento vergognoso molto alternante e alternativo di certi numeri che saltano agli occhi e che hanno causato come dato di fatto il brusco arretramento e la paralisi sociale del territorio. Se la politica è aspettare i finanziamenti pubblici, non sapendo come al sud quei soldi sono stati sempre sprecati, non abbiamo capito o non vogliamo capire niente e l’illusione e i sogni resteranno sempre tali. Intanto come premio ci sarà la prossima riapertura della discarica sopra le nostre colline con tutte le conseguenze e gli ulteriori problemi che subirà il territorio.

 Da tempo, dispiaciuto, non ci credo più e continuare a vivere nella cittadina sperando che le cose cambino non ha più senso. Solo un miracolo “Libera nos Domine” ma come possiamo constatare a 150 dalla presa di porta Pia le ingerenze religiose sono sempre presenti ovunque, costanti anche se e a volte sornione.

“Sentivo la mia terra
Vibrare di suoni, era il mio cuore
E allora perché coltivarla ancora
Come pensarla migliore”

Per pensare a una terra migliore, cosa che certamente non è possibile politicamente, bisogna allontanarsi da questo stillicidio politico e riflettere. Spegnere le luci della ribalta, organizzarsi e capire cosa e come fare. Ci vuole tempo e non perderlo facendo scelte scellerate. Dice una canzone: “c’è un tempo per seminare e uno che hai voglia ad aspettare”. Che più o meno è lo stesso di una riflessione del Malatesta sulla differenza tra ribelli e rivoluzionari. Chi si ribella lo fa d’istinto, quasi sempre combinando guai o giungendo (raramente) a compromessi soddisfacendo gli interessi personali. Chi invece pensa al cambiamento, dopo aver seminato aspetta il raccolto con l’augurio che il tempo o gli uomini non lo distruggano. Il tempo di aspettare è importantissimo e non va sprecato in avventure poco edificanti solo per dire io c’ero. Ci spiega Federigo Tozzi in un suo vecchio libro dal titolo “Con gli occhi chiusi” che non si diventa socialisti (si fa la rivoluzione) per una delusione amorosa. Oggi il paese ha bisogno di una scossa e non di un fastidioso e continuo degrado.

Non si può apprezzare De Andre’ a piacimento, a sensazioni, ad orologeria, a seconda dello stato d’animo, a convenienza. Quindi per questo tipo di stimatori una smisurata preghiera del nostro poeta:

“Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie”.

E per non discriminare nessuno diciamo che Josif Vissarionovic Dzugasvili ha sempre avuto tanti cloni in giro, certo ognuno con la sua carica di egocentrismo e di odio verso il prossimo, che va a fare danni dove il popolo succube o complice gli permette di farlo.

Post Author: Gianni Saffioti