Tra Piazza Morello e la Sirena, studio di una fotografia del 1920

Tra Piazza Morello e la Sirena, studio di una fotografia del 1920

Oggi il commento cade su una foto del 1920 scattata durante la tradizionale festa di Pasqua. La sua proprietà credo possa essere attribuita al generale Iracà. La duplicazione, che risale alla fine degli anni 80, ricordo fu un gran bel regalo di V. Vizzari, indimenticabile segretario e gestore della pro loco in quel periodo.

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Per avere dettagli più leggibili diciamo che ho trattato il negativo della foto riprodotta, che all’epoca avevo fotografato con una lente addizionale, in modo tale da renderlo pulito per poi ristampare la foto ingrandendola nel limite delle mia possibilità e della leggibilità. Oggi tutto questo si fa con un pc qualsiasi.

Si notano adesso quindi dei dettagli che difficilmente un lettore distratto osserva se non imbeccato da uno più curioso.

La foto è coperta da decine di fili metallici, la maggior parte ferro ricotto, che servivano sia per comunicare tramite il telegrafo posto sin dal 1839 come ci dice il Cardone, che come impianto di illuminazione che dalla fine dell’ottocento era presente in tutta la cittadina. Quelli più appariscenti li vediamo quasi in primo piano, ma dietro a chiesa e sull’asperità ne troviamo tanti altri che grazie ai pali in legno collegavano Bagnara ai paesi vicini.

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Anzitutto diciamo che il tetto della costruzione in primo piano è la chiesa Madre baraccata posta in piazza Mercato, oggi piazza Morello e che alla sua sinistra si vede l’impalcatura con le campane che fungeva da campanile. Per l’estetica era stata sistemata più indietro rispetto alla facciata della chiesa e nelle cartoline d’epoca non si vede, probabilmente per bravura del fotografo o era ancora da costruire.

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Tra le prime cose da notare, oggi quasi curiosa, i baristi con la statua del Cristo che scendevano dall’attuale via De Leo e subito dietro la rupe della Sirena che in questa foto ha molte cose da raccontare.

L’occhio attento noterà proprio a direzione delle campane una staccionata che divide tue territori completamente diversi tra di loro, a destra un terreno impraticabile e a sinistra invece uno spazio ben curato con almeno due sentieri che portano fino in alto. Viene spontaneo domandarsi, soprattutto guardando la realtà odierna, come mai cento anni fa quel pezzo di roccia era ben curata ed oggi invece è molto trascurata e pericolosa per il distaccamento di massi?

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La risposta c’è. Se si guarda la foto, sempre in direzione della campana a circa trequarti di distanza tra la strada e il muro della strada statale c’è un palo del telegrafo al quale i guardiafili facevano la manutenzione e quindi per arrivarci occorrevano dei sentieri liberi e facilmente percorribili.

Questi sentieri erano facilissimi da percorrere che, come vediamo nella foto, numerose persone, grandi e piccini, vistiti a festa il giorno di Pasqua li attraversavano per posizionarsi in un’area adeguata per gustarsi lo spettacolo della “Ffruntata”. Un occhio vigile per esempio vede dopo il terzo camino della chiesa una mamma che segue e sorregge la figlia durante la salita. Ad occhio si contano un centinaio di persone assiepate qua e la sulle rasole.

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Anche l’affaccio della statale è gremito di persone per tutta la sua lunghezza visiva, e se si sta attenti anche sulla roccia sopra la strada statale ci sono persone in attesa.

Gli ultimi spettatori li troviamo in cima alla rupe dove si intravede il telaio della casa ancor oggi chiama di “Margheriteju” in riferimento al primo proprietario che la fece costruire e che fu il canonico Carmelo Tripodi.

Per concludere, a sinistra della foto delle rasole coltivate a vite praticamente al centro del paese.

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