Monografia storica di Bagnara Calabra a cura di Gerolamo Fiumanò. P.1914

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FIUMANO’ – MONOGRAFIA STORICA DI BAGNARA CALABRA – 1914

( …..? – 1085 )

Ricercare, attraverso la fitta nebbia dei tempi, la origine di Bagnara non è cosa facile, né utile. Non è facile perché manca anzitutto il documento storico e quindi bisognerebbe giocar di fantasia per crearlo o sostituirlo mediante ingegnose investigazioni, che non sempre resistono alla critica della storia. Non è utile, perché l’orgoglio patrio, non si appaga col vanto d’una origine più o meno antica, se quella origine non rispecchi la verità, né porga ai  nepoti belli esempi di virtù, di atti magnanimi esercitati dagli avi.

     Non seguiremo quindi, il Cardone nelle sue investigazioni mitologiche per dimostrare l’origine greca o romana del nostro paese, né c’indulgiamo sul nome Medua o Medina, per sostenere – come fa lui – il famoso Portus Orestis di Plinio, o per ricercare se il fiume Sfalassà sia o no l’Argeudes di Varrone, dove Oreste – che per noi è assolutamente un mito – abbia fatto le sue abluzioni per liberarsi dalle furie o dalla pazzia. Similmente non possiamo accettare la erronea asserzione di chi vorrebbe la nostra città fondata da una colonia di normanni – in seguito alla fondazione della sua chiesa nel 1085.

     Il fatto stesso della fondazione d’una Chiesa arricchita d’una cospicua dotazione, che molti storici chiamano insigne monumento della munificenza normanna dimostra chiaramente che il luogo dove quella Chiesa sorse non potè essere un deserto.

     E in vero, nessun altro esempio i Normanni ci diedero di aver fondate le loro chiese in  luoghi solitari, come gli anacoreti della prima epoca cristiana, che sceglievano gli antri più reconditi per le loro esercitazione ascetiche. Quindi, senza dar di cozzo nelle solite favole o nella erudizione a sproposito, citando autori greci o latini, noi possiamo sostenere la preesistenza del nostro paese alla epoca normanna, con un po’ di logica, con l’unico documento scritto che abbiamo a nostra conoscenza: il diploma stesso di fondazione della chiesa abaziale, che ha un valore storico inconfutabile.

     Anzitutto consideriamo: Il conte Ruggiero donò al primo priore della chiesa un locum insuper Balneariae cum terris, silvis, aquis et pertinentis suis. Vuol dire – direbbe qualcuno, come il Minasi che l’abitato, cioè il paese, non esisteva, perché esistendo un casale, il diploma di Ruggiero avrebbe detto ciò che un secolo dopo Clemente III, nel confermare le possessioni dell’abazia disse: “ locum Balneariae cum casali, terris, aquis, sylvis, piscationibus ect”. Ma chi ha una elementare conoscenza del linguaggio feudale sa che la prima locuzione, non differisce sostanzialmente dalla seconda: in quanto che nell’una e nell’altra è espresso il corpus – l’ente feudale: Balneariae; il quale nome non è certo quello di una semplice contrada – che sarebbe pertinenza – né può credersi ch’esso nome sia stata creazione di Ruggiero nel creare il feudo ecclesiastico.

     Nella prima locuzione c’è semplicemente un’apparente omissione, la quale non prova la inesistenza d’un abitato, ma rivela quale parte, insuper locum Balneariae, concesse Ruggiero alla chiesa, cioè: le terre le selve, le acque di Bagnara. Quindi l’abitato, il castello, il diritto di pesca ed altro, il Conte Normanno lo riserbava a sé, cioè al Regio Demanio, delegando lo stesso Priore a tenerlo in amministrazione con la qualità di Castellano. Onde papa Clemente III, in una bolla del 1187, potè dire, enumerando le possessioni sottoposte al Priore della chiesa di Bagnara, quelle parole: “ Casalis et piscationibus” come per determinare i diritti del priore sull’intero feudo, diritti da lui esercitati mediante la doppia investitura, la spirituale e la temporale: l’una propria, l’altra delegata ma riunite nella sua stessa persona.

     Oltre a ciò troviamo che molti storici antichi e moderni ammisero, come lo stesso Minasi contradicendosi, il Marafioti, il Fiore, e altri dotti incluso il Pecchineda, la esistenza di una stazione balneare molti secoli prima dell’epoca normanna nel luogo denominato Bagnara, quindi è assurdo concepire tale stazione priva di abitato e di abitanti.

Una stazione balneare, che da il nome al luogo, ricercata dai forestieri, dovette, naturalmente, aver delle comode abitazioni e non delle capanne o pagliaia che, dopo il milleottantacinque costruirono i pellegrini o poverelli normanni, reduci dalla Terrasanta, sulla parte posteriore della Terra, dove si erano accampati e dove lasciarono due nomi alla contrada, uno Pagliaia e l’altro Porelli ( Poverelli) che sussistono ancora; come lasciarono il nome di Pellegrina ad una chiesotta solitaria che crediamo fondata da qualche anacoreta pellegrino normanno in fondo al bosco di Belluchio, dove poi convenivano a messa i villani appartenenti al feudo della Chiesa di Bagnara o vi passavano per raggiungere l’antica via Aquilia.

     Premessa questa considerazione, ci permettiamo di farne altre, e non allo scopo di ricercare e sostenere l’antichità di Bagnara ad ogni costo; ma per dirizzare qualche inesattezza storica, rilevare qualche fatto o fenomeno di carattere etnico e qualche documento ignorato o mai conosciuto sulla origine nostra e della nostra città.

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