8 maggio 2009. Confetti e vestiti bianchi.

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Sinceramente fino a qualche anno fa neanche io sapevo che il mio interesse verso la cultura popolare bagnarese  avesse varcato i limiti, da me sempre diffidati delle soglie universitarie. Si, sapevo che avevano proiettato qualcosa più volte in quella di Cosenza ma null’altro. Con stupore una sera ricevetti una telefonata di un signore, che si presentò come un professore di antropologia che incuriosito del contenuto di alcuni miei scritti su Bagnara mi pregava di andare a trovarlo in quanto era interessato agli argomenti di “scienza della cultura” di cui io esponevo tesi innovative ma con un linguaggio non consono e certamente non idoneo al valore del pensiero stesso.

 Stupito da tali affermazioni e pensando subito a qualche amico burlone che intendeva scherzare,  gli risposi che forse aveva sbagliato numero e che io non mi ero mai interessato di certi argomenti e che non sapevo neanche che ci potesse essere una “scienza della natura”. Quel professore, col quale poi siamo diventati amici e dal quale ho imparato molto, con calma e pacatezza mi spiegò semplicemente che la scienza della natura è l’antropologia culturale di cui nei miei scritti su Bagnara in modo completamente nuovo, ne evidenziavo e sviluppavo l’esistenza.

A questo punto lo presi sul serio ed un giorno, invitato, lo andai a trovare durante una sua lezione a poche centinaia di chilometri da dove risiedo.

Lo scorso anno, dopo che lo stesso  intanto continuava a seguire le mie mosse su questo sito, mi disse una cosa sulla quale discutendo animatamente ci volarono le ore della notte, e solo a mattina già inoltrata, illuminato dal suo parlare semplice e non da cattedratico (sapeva come doveva esprimersi con uno come me), riuscii a cogliere almeno un aspetto di quella frase che lentamente con il passare dei mesi poi come un tarlo mi bucava da tutte le parti nonostante la mia ostinata forza di resistenza. La frase che mi disse non era nuova e deriva da un detto popolare che ultimamente anche un mio amico, certamente meno colto ma con tanta esperienza mi va ripetendo.

Ieri sera, quando ho saputo dell’avvenimento pubblico a Bagnara, improvviso o improvvisato, vista la totale assenza di pubblicità sui giornali e sulle bacheche delle affissioni cittadine, mi sono tornate in mente quelle parole, quella frase, quelle spiegazioni e l’evoluzione azzeccata del processo dinamico dell’evolversi della situazione che il caro amico professore aveva anticipato mesi prima seguendola e studiandola sul sito.

La domanda che mi sono posto subito è stata, possibile che debba avere ragione e che l’evoluzione della specie debba seguire sempre le dinamiche dell’interesse e non delle idee? Più terra terra, vale sempre la teoria di Carl Marx che il mondo gira grazie all’economia e agli interessi e non per le idee?

Aveva ragione a dire certi studi impongono una conoscenza ed un linguaggio accademico e che al popolo non interessano affatto anche se parlano della loro storia? Era tempo perso quindi il mio, quello di sprecarmi a voler a tutti costi scrivere come si mangia, contro la logica di loro accademici che se cantano e se le godono tra di loro tanto nessuno li bada tranne quei poveri studenti che sono costretti a studiare su quei libri?

Non lo so, certo che sentirmi dire che ho la presunzione di voler vestire di bianco i maiali e che inutile dare loro da mangiare confetti, tanto non li apprezzeranno mai, mi ha fatto male e continua a farmi male, da ieri sera un po’ di meno. In fondo è sempre un professore dal quale ho imparato ad apprezzare meglio le cose che fino adesso ho scritto e che riscriverei allo stesso modo. Forse e vero che poi la domenica in chiesa dopo la comunione si azzerano i peccati e si può quindi ricominciare a riempire il sacco per la domenica successiva, o forse le cose alla fine andranno in modo diverso? Chissa!!?? Io sono sempre lo stesso, libero unico e solo, altri magari hanno il costante bisogno  di essere liberati dai loro peccati. Presuntuosamente io ancora no, forse un giorno starò finalmente bene ed apprezzerò il sollievo di essere liberato, ma che tristezza sarà non sentirsi più libero! Che tristezza che mi fa chi non sa esserlo oggi.

Gianni Saffioti

Post Author: Gianni Saffioti