Bagnara mia, sei bella
sei bella a chi ti guarda da lontano
e ancor più bella a quei che t’è vicino,
divina, dolce, affascinante ancella
il trono ove tu siedi è naturale
hai per spalliera un verde ricco d’oro
hai per tappeto una riviera e un mare
che pur sembrando un sogno a lui prevale.
Eppur vi son cronisti
a corto d’argomenti e mal dotati
che del tuo sesso forte fan dei tristi
aggeggi, per descriverli mal nati.
Ignorano, o Bagnara, chi tu sia
chi volle farti bella e travolgente,
onde attingesti tanta tua malia
che innalza e inorgoglisce la tua gente?
“Vincenzo Fondacaro”
Gloria d’Italia e nostro giusto orgoglio.
di te nessun ricorda quale faro
fonte di luce in mare in gran periglio.
Al pari niuno più scrivendo dice
del Grande “ Rastignac” alla cui penna
l’Italia deve l’era sua felice
e quale miele ha dato e quale manna!
Di te buon contadino
che fin dai primi albori il focolare
lasci silente e corri al tuo destino
non leggi verso, niuno sa parlare.
V’è forse chi fa cenno al pescatore
che in lungo e in largo se ne va a pescare
e spesso con la barca affonda e muore
se per tempesta gli si gonfia il mare?
“Bagnara mia” sei bella
e ancor più bella un giorno diverrai.
Il tuo splendore è quello di una stella
la di cui luce non tramonta mai.
Le tue colline sono un panorama
d’architettura ignote a quel d’Urbino
perciò nessuna tela di sua brama
disse dell’arte del tuo contadino.
“Carducci” qui non visse
non seppe quel che doni oh mia Bagnara
dei vini tuoi nessuna stanza scrisse,
non ti conobbe mai tant’uva cara.
Conobbe le tue arance, i tuoi limoni
le tue sorgive d’acqua salutare
che con tenacia andando oltre i confini
la gente tua alla roccia osò strappare?
Soltanto il forestiero
stando al di sopra del cronista ignaro
ne sa abbastanza e quando è sottozero
e vuol di fuoco il cuor rifocillare
lo vedi teco, bella mia Bagnara
insieme alla sua musa e al suo pennello
per decantar la tua bellezza rara
“che del Tirreno è il veramente bello”.