Galleria artistica delle opere del bagnarese Sarino Papalia

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Bagnara mostrava segni di ripresa dopo la turbolenta fase risorgimentale che aveva precipitato la Cittadina in continuative fasi di vendette e controvendette fra patrioti borbonici e insorgenti filo-savojardi favorevoli alla distruzione del Regno Meridionale e al suo incameramento del costituito Regno d’Italia.

Più che per l’intervento riformatore del nuovo Regio Governo Italiano, l’opera di risollevamento sociale ed economico della Cittadina, fu merito di una Classe Dirigente di consolidato livello culturale, aperta alle innovazioni che si mostravano in Europa e scrupolosa e attenta nella gestione delle risorse naturali disponibili, fra le quali l’attività boschiva e quella contadina primeggiavano in Calabria.

Il contadino rasolaro di Bagnara, ereditava esperienze secolari e le applicava con successo nelle colture a terrazzo, meraviglia assoluta di Bagnara, in tutte le modalità: potatura, innesto, irrigazione (questa gestita in modo sapiente e unico), manutenzione delle massicciate, impianto e gestione dei supporti (pali e paloni, canalelle e scolatoi). Non vi era in Calabria un contadino formato in modo così completo e dotato di un’efficienza altrettanto straordinaria.

L’isolamento che ancora caratterizzava la Calabria di fine Ottocento, non era un problema per Bagnara, e non lo era da tempo immemorabile. Le crociere della Marineria Bagnarota, al pari di quelle della Marina Tropeana e Scillese, erano ancora attive lungo le rotte con Marsiglia, Genova, Barcellona, Palermo e la costa settentrionale africana, passando per Malta. Giungevano così a Bagnara notizie, pubblicazioni, resoconti e manufatti da tutta Europa, alimentando la già notevole formazione culturale alla quale partecipavano non solo elementi della Classe Dirigente e della Elite sociale della Cittadina, ma anche elementi delle Maestranze, delle Arti e dei Mestieri e alcuni di questi elementi, svilupparono un gusto per l’arte elevatissimo, cito a solo titolo di esempio, Peppino Melluso, il pittore autodidatta vissuto a Bagnara fino a tutti gli anni Sessanta del Settecento e quindi trasferitosi a Napoli ove poi morì ancora giovane nel 1783, quando la positività delle sue opere, lo stava facendo conoscere e apprezzare. Fu autore di un bellissimo dipinto della Madonna della Lettera, Madre veneratissima dai Palmesi di ieri e oggi, e di uno su San Rocco ad Acquaro, Cittadina che celebra ogni anno una fra le più belle e religiose commemorazioni di questo Santo, tanto amato in Calabria.

Altro esempio di ampia erudizione furono Basilio Messina e Rosario Savoja, entrambi vittime della violenza della guerra civile nel 1799 e infine Sarino Melluso, pittore illustre a Napoli e Roma e quindi a Palermo, ove restò ospite dal 1806 al 1821 nella Corte del Marchese Breseach. Non vi è più traccia di un suo Autoritratto, conservato per lungo tempo presso i suoi eredi, oltre a una pregevole opera su San Paolo, uno sulla Madonna delle Grazie, un dipinto su San Vincenzo Ferreri e un Santa Lucia, tenuti nella vecchia Matrice e quest’ultimo restaurato da Don Gaetano Parisio. Numerosi dipinti si trovano in Palermo fra case Patrizie e Chiese.

Durante  i suoi studi in Accademia a Roma, Sarino Papalia si appassionò per la Pittura del Seicento e del Settecento, soprattutto il Parmigianino, Antonio Fontanesi e quindi l’acquafortista Stefano Della Bella e l’incisore Marcantonio Raimondi, e sarà quella dell’incisione, la grande passione della sua vita.

Prima e dopo la sua partecipazione alla catalogazione artistica dei reperti estratti dai cantieri per la costruzione di via dell’Impero, Sarino Papalia partecipò alla XX e XXI Biennale Internazionale di Venezia (1936 e 1938) e a numerose esposizioni fra Milano, Napoli e Firenze.

Nel 1937 a Parigi, fu fra gli artisti italiani invitati a esporre nella Mostra degli Incisori Italiani organizzata dal Ministero della Cultura Popolare.

Sull’onda del consenso che il pubblico riservò alle sue opere, Papalia trascorse anni di forte impegno artistico e man mano che avanzava con l’età, la sua produzione si andava sempre più caratterizzando nella rappresentazione di paesaggi agrari e assolate campagne, immortalate nella grande calma estiva pomeridiana, presente soprattutto nella Bassa Calabria.

Sarino Papalia artista di fama internazionale, mai cessò di sentire vibrare l’anima del suo paese natìo dentro di sé e appena poteva, tornava a Bagnara per riaprire la sua bella casetta sulla via Marina, angolo con via Roma, trascorrendo ore e ore sul magnifico terrazzo affacciato sullo Stretto.

Post Author: Gianni Saffioti