Trombe marine nell’agosto 2016, video di Gianni Saffioti

Trombe marine nell’agosto 2016, video di Gianni Saffioti

testo da wikipedia

Il meccanismo di formazione di una tromba marina (o, in casi tutt’altro che rari, di più trombe marine contemporaneamente), è di norma più semplice di quello di una tromba d’aria, in quanto è sufficiente la presenza di un cumulus congestus (cumulo congesto) e non di un cumulonembo in fase matura. La formazione di questi fenomeni deriva soprattutto dall’elevata temperatura della superficie marina, che può fornire notevole energia a sistemi nuvolosi in apparenza di scarsa consistenza portando al contrasto aria calda ascendente (marina) e aria fredda discendente (della perturbazione), dando quindi origine a moti vorticosi favoriti anche dall’assenza di corrugamenti e ostacoli in mare. In questa situazione la forma della tromba d’aria sarà assottigliata, molto contorta e poco potente, ma tuttavia in grado di provocare danni significativi a persone o cose. Queste trombe marine sono dette “waterspout” e sono tipiche dell’Italia e dell’Europa. Però capita ogni tanto che forti temporali a supercella si formino al largo e si spostino verso la terraferma. In queste circostanze, alla base della tempesta, si formano delle potenti trombe marine, dette “tornadiche”. La loro genesi è identica a quella dei forti tornado mesociclonici e i loro effetti sono altrettanto devastanti per le zone costiere.

Da un punto di vista prettamente visivo, la tromba marina è preceduta dalla comparsa di una nube a imbuto detta “funnel cloud”, che si evolve dalla tipica base appiattita del cumulonembo verso la superficie del mare fino a raggiungerla se l’umidità nei bassi strati è sufficiente. Il ciclo vitale “tipo” di una waterspout può essere diviso in cinque fasi, come descritto dal dott. Joseph Golden . Alcune fasi sono osservabili dalla costa, altre solo da una posizione sufficientemente rialzata:

  1. La macchia scura: sull’acqua appare un disco chiaro circondato da un’area scura, di forma indeterminata.
  2. I segni a spirale: appaiono sulla superficie marina bande spiraleggianti, chiare e scure, che si dipartono dalla macchia scura.
  3. L’anello di spruzzi: un denso anello vorticoso di spruzzi d’acqua appare intorno alla macchia scura. È presente nell’anello anche un occhio, simile a quello osservato negli uragani.
  4. Il vortice maturo: la tromba marina, ora estesa dalla superficie fino alle nubi sovrastanti, raggiunge la fase di massima intensità e organizzazione, per una durata che generalmente va da 15 a 30 minuti. L’imbuto, che può essere molto sottile, appare spesso cavo: al centro del vortice la pressione raggiunge valori bassissimi, ed è proprio il dislivello barico tra il centro e la periferia del vortice (circa 20-30 hPa) a risucchiare aria e acqua verso l’interno e a costringerla a girare intorno al centro di bassa pressione, con velocità prossime ai 100 km/h. L’involucro è caratterizzato da condensazione turbolenta, perché all’aria in espansione per via della bassa pressione si aggiunge la presenza dell’acqua marina e perciò anche di una fortissima umidità. Il vortice di spruzzi risale fino all’altezza di centinaia di metri, e spesso, muovendosi, crea una scia sull’acqua e un treno di onde. L’azione congiunta dei forti venti e della depressione creano sulla superficie marina increspature, onde e dislivelli che vengono percepiti dall’occhio con tonalità di luce differenti. Ovvero offrono diversi tipi di superficie che rifletteranno la luce incidente in maniera diversa l’uno dall’altro. La tromba marina si può muovere con velocità tipicamente compresa tra 50 e 80 km/h in maniera imprevedibile e dipendente anche dall’orografia della zona, con un diametro che va da 1 a 200 metri e un’altezza che può andare da 100 a 1000 metri (coincidono di solito con l’altezza della base dei cumulonembi da cui esse hanno origine).
  5. Il decadimento: l’imbuto e il vortice di schiuma e spruzzi cominciano a dissiparsi allorché il flusso di aria calda nella tromba diminuisce. Il dissolvimento da una parte può essere più lento di quello di un tornado terrestre, per via della mancanza di ostacoli in mare, ma dall’altra può essere molto veloce nel caso la tromba incontri un fronte di pioggia, quindi aria discendente contraria al risucchio della tromba stessa, oppure tocchi la terraferma con conseguente mancanza di vapore acqueo sufficiente unito all’attrito con il suolo e con gli oggetti.

Post Author: Gianni Saffioti