In ricordo di Vincenzo Spinoso

In ricordo di Vincenzo Spinoso

di Francesco Calarco

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La mia, vuole essere una testimonianza, per così dire chirografaria, che rimembra l’età giovanile, di momenti comunque non meno interessanti, anzi caratterizzati da aneliti di più pura idealità, di volitività, di voglia di sapere, il tutto volto a concretizzare quel dovere sociale di contribuire all’elevazione morale dell’uomo, nella sua individualità e nella sua socialità, per il perseguimento di un sempre migliore progresso della collettività bagnarese.

E’ con questi sentimenti che Vincenzo Spinoso mi stimolò all’ingresso collaborativo di un periodico che, nelle buone intenzioni, con molto sacrificio personale, avrebbe dovuto avere una cadenza quindicinale, poiché redatto con mezzi strumentali primordiali rispetto ai mezzi tecnici ed evoluti che oggi invadono il mercato, cioè mediante processo di riproduzione eliografica, non disponendo di mezzi finanziari per la stampa tipografica .

Quanto necessario per dare vita al periodico Egli lo attingeva dall’entrata retributiva che gli proveniva dall’impartire lezioni private a giovani studenti, sacrificando il tempo libero per l’apprestamento, con propria mano, dell’originale e per la laboriosa produzione delle copie con luce solare o artificiale.

In quel lontano agosto 1949, tra una passeggiata sul corso ed una sosta in via marina, ammirando la bella spiaggia e la vasta distesa del mare con i suoi radiosi tramonti, concertammo la nascita del periodico, che egli volle intitolare “Sfalassà“, motivatamente perché, com’era l’uso all’epoca, in quel torrente si lavavano i panni di casa nostra .

A parte la metafora, l’intento teleologico, lo scopo finale, è stato quello di scuotere dall’apatia culturale soprattutto l’ambiente giovanile, per avvicinarlo al fattivo interesse ad apprezzare e ad amare le bellezze naturali che la mano benigna ha sparso in questa culla alle radici Aspromontane.

Si volle contribuire a spronare l’apporto interessato della cittadinanza a quel movimento dei pochi animati di buona volontà, che agognavano il giusto e meritato avvenire turistico della nostra città, il cui fascino è nell’idillio tra la montagna e il mare, nel suo paesaggio, nei suoi ricordi storici, nelle leggende e nelle tradizioni.

Perché qui si è assaliti come da un senso di benessere fisico e spirituale che forse emana, per radiazione elettrobiologica, dai coralli e dalle madrepore del fondo marino, dalla letizia della vegetazione dei colli circostanti e dalla sintesi di azzurro mediterraneo.

Eravamo convinti che Bagnara meritasse di farsi una fama e, quindi, una degna attrezzatura turistica e un avvenire di redenzione.

E’ per questo obiettivo che con Vincenzo Spinoso abbiamo contribuito e collaborato ad iniziative che potessero far conoscere ed apprezzare questo lembo racchiuso fra monti e mare, invogliando correnti turistiche, non soltanto locali, ma soprattutto esterne e da più parti d’Italia : così, nella nostra amena Città, ospitammo la “sagra dei profumi “ patrocinata dalla SAPPA di Milano ; elezioni di Miss patrocinate dalla GIVIEMME ; un incontro con la Miss Europa nel castello “ Emmarita “ ; gite di partecipanti a congressi nazionali ; divi dello schermo come Isa Miranda, Ingrid Bergman con il regista Rossellini, la troupe del film “ Odissea “ con il regista PABST ; visite di autorità governative, iniziative sportive e culturali con la fondazione dell’ U.C.B. .

Entusiasmo e passione non hanno difettato, ma la nostra dedizione è stata presto frustrata dall’incomprensione, dall’apatia e dall’individualismo morboso, e con il venir meno delle prospettive di redenzione e di progresso della nostra Città, è cessata anche la pubblicazione di “Sfalassà“ e, nel suo rammarico, Vincenzo Spinoso recriminò un addio che è stato come l’amarezza della vampata che si spegne, forse per la maledizione atavica che sulla nostra terra non fa durare nel tempo le opere dell’uomo .

L’amarezza di Vincenzo Spinoso ha spiegazione nella sua empatia, in quella capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, per cui Egli veniva stimolato ad una partecipazione intima con immedesimazione, relegandosi spesso in una solitudine interiore, per costruirsi una vasta cultura, particolarmente letteraria, con l’assiduità di letture privilegianti Chopi, Leopardi, Aòlex Munte, Ibsen, Wilder, Capuana, Goldoni, un misto diversificato di pensiero e di insegnamenti, di cui egli amava parlare .

Una perplessità iniziale ebbi quando una sera mi rivelò che non disdegnava di sfogliare il “ Melzi scientifico “ : mi contaggiò e tuttora, sul mio comodino, tengo una copia edizione Vallardi, che acquistai per £ 30 e che inizia con una curiosa avvertenza dell’ Autore : “ Farò sequestrar ovunque le copie non munite della mia firma “ .

Ho motivo,quindi, di un costante buon ricordo di Vincenzo Spinoso, poiché di lui ne ho apprezzato la vivida intelligenza, la sua vasta cultura, il rifuggire dalla rassegnazione, l’esaltazione della speranza nell’avvenire, il suo notevole, seppure non reso noto meritatamente, contributo culturale nell’attività letteraria, nella poesia, nel romanzo e nelle molte novelle, sperimentandosi in opere teatrali e di qualcuna di esse io ebbi occasione di esserne attore con la filodrammatica dell’Azione cattolica .

Ascrivo a giusto merito del fratello Francesco l’avere curato e pubblicato “ Mal di Calabria “ – che si aggiunge a “ Umile lampa “ – una raccolta di pensieri, di riflessioni, di sofferenze e di patimenti, per certi aspetti autobiografico, che mette a nudo la realtà di un “ male indefinibile “ , com’ egli lo presenta, con intenti costruttivi e di rigenerazione, di elevazione morale, e non di mera denuncia .

Repaci, Corrado Alvaro, Cesare Zavattini sono stati suoi interlocutori privilegiati, segno dell’apprezzamento e della stima delle doti intellettive, creative e culturali di Vincenzo Spinoso. Ma un rapporto più cordiale ed amicale egli mantenne con Zavattini, col quale ebbe un epistolario particolare, come prova il preavviso: “ Fra poche settimane, fra pochi mesi morirò “ .

Post Author: Gianni Saffioti