Grotta di san Sebastiano Relazione sulla seconda campagna di scavo archeologico

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GROTTA DI SAN SEBASTIANO

Relazione sulla seconda campagna di scavo archeologico svolta nel periodo dal

14 Giugno al 13 Luglio 1999

  Maria Clara Martinelli

 

Si è svolta nel periodo dal 14 Giugno al 13 Luglio sotto la direzione della dott.ssa Rossella Agostino responsabile del territorio per la Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria, la 2° campagna di scavo nella Grotta San Sebastiano sita nel comune di Bagnara Calabra. L’indagine archeologica ha interessato un’area di 24 mq nella parte Nord della grotta a ridosso dell’ingresso attuale. La grotta è di formazione tettonica e risulta nella sua parte più interna, attiva con lo stillicidio delle acque e la formazione di stalattiti e stalagmiti, e ampie croste calcaree che si pongono a rivestimento delle pareti. La superficie del terreno è ricoperta da materiale roccioso detritico frutto dei vari crolli nel tempo di piccoli settori della volta. L’attuale ingresso è stato modificato sia dal crollo di un masso tutt’ ora visibile, sia dall’ intervento umano con la costruzione di un basso muretto a secco che crea un dislivello fra il piano esterno e l’interno della grotta. L’area oggetto di scavo si è dimostrata ricca di testimonianze che dai tempi moderni scendono fino alla preistoria. Si è osservato dalle testimonianze archeologiche come la grotta sia stata frequentata in modo continuo nel tempo. La fase più recente risale al 1500-1600 circa, con le tracce di un piccolo focolare e un piano di battuto corrispondente al livello di camminamento di quel periodo. Al suo interno vi erano anche i resti di un muretto a secco che chiudeva la parte interna dell’ingresso. E’ probabile che in tempi storici così recenti la grotta fosse utilizzata come ricovero di animali ( pecore ) come dimostra l’abbondante presenza in superficie di resti ossei di ovicaprini. Tracce di un utilizzo in epoca romana sono date dalla presenza in superficie di ceramica sigillata tipica del periodo romano, ma a tutt’oggi nell’area scavata non si è trovato il livello corrispondente a questo periodo. Importante è stato invece il rinvenimento di una struttura, composta da un vespaio in pietrame costruito in epoca greca come ha confermato la presenza di ceramica di questo periodo all’interno del vespaio. Di questa struttura si  conservava un lembo sul lato Est dell’area scavata, mentre buona parte di essa era stata intaccata e distrutta da una grande buca piena di pietrame e materiale moderno che occupa la parte centrale del vano principale della grotta. La frequentazione greca si estende dal VI-V secolo a.C. fino al III-II secolo a.C., e fra i materiali più antichi si evidenzia la presenza di frammenti di coppe ioniche. Lo strato di età greca poggio su uno strato di terreno buono, con un ampio piano di calcite bianca di formazione naturale che si pone a ridosso della parete Nord della grotta. Su questo piano di calcite già durante la prima campagna di scavo fu individuato un grande focolare di età preistorica. La campagna di scavo di quest’anno ha permesso con l’estensione dello scavo di delineare meglio questa fase relativa all’età del Bronzo medio ( circa 1500 a.C. ). Si è potuta constatare la presenza di un vero insediamento in grotta, caratterizzato da piani di focolare e da abbondante ceramica appartenente al vasellame di uso quotidiano delle genti dell’età del bronzo. Inoltre i resti di pasto composti in prevalenza da ossa animali ( pecora e bue ) confermano la stabilità dell’insediamento che si connota come un abitato in grotta. Gli studi futuri permetteranno di capire se si trattava di un uso della grotta come abitato stagionale legato a delle attività economiche o al contrario di un abitato stabile. Importante è la considerazione che queste genti provenivano dalla Sicilia e forse dalle isole Eolie, perché il loro artigianato trova confronti con la cultura Thapsos-Milazzese diffusa in ambito siciliano durante l’età del Bronzo medio.E’ questo il periodo dei grandi villaggi eoliani all’aperto composti da capanne a pianta ovale con muri perimetrali in pietrame a secco, situati su alture in posizione difensiva individuati nelle isole di Salina, Panarea, Lipari e Filicudi. Sono caratteristici della produzione artigianale i vasi su alto piede decorato da incisioni e nervature. Nella grotta è testimoniata anche una fase più antica dell’età del Bronzo, per ora riscontrata solo nel saggio del 1998, ma sicuramente presente nell’area scavata che dovrà essere indagata durante le future campagna di scavo. Sarà interessante poter approfondire tale fase, per poter capire se si tratta anche in questo momento più antico, di genti siciliane o di una cultura locale. L’indagine archeologica è proseguita scavando in profondità nel saggio del 1998 dove si è potuto constatare la presenza di uno strato di terreno rossiccio posto al di sotto delle croste naturali di calcite. Queste ultime sono dovute all’attività della grotta durante le stagioni più umide che con lo stillicidio delle acque favorisce la formazione di questi piani duri di calcite bianca, che venivano adattati dall’uomo come nel caso del Bronzo medio. Lo strato di terreno scoperto conservava al suo interno un’area di fuoco ricca di carboni. Su questa area vi erano alcune fossette di cui una conteneva un vasetto d’impasto in piccoli frammenti presumibilmente rotto in antico, mentre le altre conservavano i resti ossei di animali, molti dei quali bruciati. Il periodo di uso di questo piano di fuoco risale all’Eneolitico ( circa 3000 a.C. ) come ci documenta la ceramica che appartiene alla faseculturale di Diana-Spatarella. Questa cultura è stata riconosciuta per la prima volta nelle isole Eolie ed è diffusa in Italia meridionale. Complessa è l’interpretazione di questo piano di fuoco indagato solo parzialmente perché si estende al di sotto dello strato di terra con i resti dell’età del Bronzo nell’area nuova di scavo. Si potrebbe per questa fase, relativa all’Eneolitico, supporre un uso culturale della grotta forse adibita a riti. Lo scavo archeologico si è dovuto fermare a questo livello con la constatazione che il deposito della grotta è ancora più profondo e potrebbe contenere con molta probabilità i resti di periodi preistorici più antichi. In ultimo si è voluta ripulire una nicchia nella parete nord che ha riservato una particolare scoperta che ha fatto supporre la presenza di una sepoltura umana di età preistorica, la cui indagine è stata purtroppo rimandata perché il periodo della campagna di scavo 1999 era ormai al suo termine. Lo scavo archeologico nella Grotta di San Sebastiano viene eseguito suddividendo l’area scelta per l’esplorazione, in quadrati di m 1 x 1. Si lavora con l’ausilio di piccoli strumenti quali cazzuole, ferretti a punta foliata, pennelli e per meglio pulire i piani di frequentazione ( focolari, muri ecc. ) si utilizza anche l’aspirapolvere. Questa tecnica permette di sfogliare a piccoli tagli il terreno del deposito archeologico e di raccogliere ogni documento composto non solo dai resti ceramici, litici e ossei, ma anche dai carboni che vengono poi analizzati per ricostruire la vegetazione e per datare tramite la cronologia assoluta gli strati del terreno. Tutto il terreno viene setacciato in modo che ogni documento possa essere raccolto. Ogni momento dello scavo viene documentato tramite fotografie e disegni ( piante, sezioni ecc. ). Importante è stata la realizzazione di un impianto luci alimentato dal gruppo elettrogeno, che ha permesso di avere un’ottima visibilità all’interno della grotta. Quest’anno si è anche provveduto a costruire sull’antica rasola che conduce alla grotta, una staccionata in legno posta a protezione del versante verso il mare sulla scarpata rocciosa. Allo scavo hanno partecipato oltre a che scrive, i sigg.: Beppe Barbaro (Pro-Loco di Bagnara Calabra ), Gregorio Campora, Enzo Demanio, Rocco Panuccio, Nino Raneri ( Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria ). Inoltre hanno collaborato la dott.ssa Gabriella Mangano (Dipartimento Scienze della terra, Università di Messina ), paleontologa, che si è occupata dello studio delle ossa animali e il sig. Bruno Napoli (Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria ) autore dei rilievi grafici.

                                                                             Alcune foto sono tratte dal museo A. Versace.

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Campagna di scavi luglio 1999

foto 2

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L’ingresso della grotta visto dell’esterno

foto degli anni

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Interno della grotta negli anni 80

foto 1

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Campagna di scavi luglio 1999

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L’ingresso della grotta visto dall’interno

foto degli anni 80

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Interno della grotta negli anni 80

foto 2

Post Author: Gianni Saffioti