Alessandro Carati – I cavalieri dell’Aspromonte volume secondo

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ALESSANDRO CARATI – I CAVALIERI DELL’ASPROMONTE VOLUME SECONDO

PRESENTAZIONE

V’è oggi la grande esigenza di far luce su alcuni aspetti sociali, economici, politici e culturali della società meridionale, ed a tale scopo viene proposto, con grande uso delle fonti documentarie, il seguente studio, che sebbene limitato alla città di Bagnara Calabra, può ritenersi, sotto svariati aspetti, e con le dovute cautele, sintomatico di tutto il versante occidentale della provincia di Reggio, e fortemente indicativo di un grande sforzo imprenditoriale che, a tutti i livelli, vede protagonista l’intera provincia. Nella gran mole dei documenti presi in considerazione, l’opera si evolve attraverso una serie di argomenti e tematiche, all’apparenza divisi e slegati fra loro, ma, in verità, tutti ampiamente sintomatici di un’epoca e di un particolare momento storico. Senz’altro un ruolo di fondamentale importanza per l’intera economia dei paesi dell’Aspromonte occidentale, e dunque per la sopravvivenza del potere e del prestigio di una certa oligarchia politica, rivestì la proprietà della terra, e dunque tutte le attività ad essa connesse: in primo luogo l’agricoltura e l’industria boschiva. In particolare, quest’ ultima, dopo secoli di alterne vicende, raggiunto l’apice tra la seconda metà Ottocento e nel periodo che precedette il secondo conflitto mondiale, dopo oltre un secolo di fiorenti commerci, perde e frantuma miseramente le sue potenzialità sull’altare del progresso e delle nuove emergenti economie. Abbiamo tentato, in un’ ampia panoramica, di prendere in considerazione le terre appartenenti al feudo normanno della Chiesa di S. Maria e dei XII Apostoli di Bagnara, per meglio studiare le terre dei Ruffo (feudali e burgensatiche), che di quel feudo si può dire ne furono gli eredi diretti, e quindi appresso ai Ruffo, di considerare i vari ceti emergenti che ai Ruffo si susseguirono, in primo luogo i Patamia ed i De Leo, ai quali, a partire dai primi decenni dell’Ottocento (ovvero quando i Ruffo cedono definitivamente tutte le loro terre), vanno la maggior parte delle proprietà dei Ruffo. Nel risalire indietro nel tempo per fare la storia di quelle terre, e, nell’ambito delle nostre possibilità, abbiamo tentato di documentare nel modo più ampio, anche dal punto di vista letterario e antropologico, l’ ascesa, lo sviluppo, la decadenza dell’industria del legno, facendo di questo, se non l’argomento più interessante e piacevole, certo quello più originale, esteso e particolareggiato del nostro studio, anche perché, nelle nostre contrade, il settore agricolo non conobbe mai un decollo pari a quello collegato all’industria del legno, ed anzi, all’opposto, si mantenne quasi costantemente nell’ambito di una economia di sussistenza. E sempre sulla scorta dei nostri documenti, in un contesto narrativo quanto mai vario e fluttuante, mai fine a se stesso, vedremo uscire dagli stereotipi e dalle cornici spesso ammuffite della storia locale, diversi personaggi noti e meno noti, ma tutti, in vario modo e misura, ugualmente protagonisti dei loro tempi. Leggendo i loro scritti, considerando le loro parole ed il loro modo di esprimersi, constateremo che spesso, a discapito della loro fama, non sono proprio dei letterati o degli uomini di cultura, ma che, da uomini pratici, tale pensiero è spesso lontano anni luce dai loro interessi e dalle loro intenzioni, e talora anche dalle loro reali capacità. Ma possiamo andare certi, che attraverso una viva partecipazione agli eventi del loro tempo, sono riusciti a contrassegnare un’epoca, che, si badi, prelude, e non è poi tanto lontana, da quella dei nostri giorni. A Villa S. Giovanni esiste il monumento a Rocco Caminiti, e fra gli altri uomini, appartenenti a famiglie rinomate ed illustri di quella città, è ricordata la famiglia Zagarella e Silvestro Zagarella in particolare; a Palmi esiste una Scuola Media Statale intitolata al poeta Pietro Milone, non certo di nobile famiglia, ma una delle maggiori glorie letterarie della nostra regione; a S. Eufemia, una strada porta il nome dell’avvocato Michele Fimmanò, la cui famiglia, assieme a quella dei Capoferro, a cavallo dell’Ottocento, e soprattutto dopo il terremoto del 1908, ha rivestito un ruolo politico e di prestigio rilevante nella ricostruzione e per lo sviluppo di quella città. Potremmo continuare di questo passo accennando anche alle famiglie Plutino di Reggio, a quelle dei Leale e dei Taccone di Cosoleto, alla famiglia dei Genoese Zerbi, a quella dei Nunziante di S. Ferdinando, tutte in vario modo protagoniste delle sorti e degli eventi della loro città di appartenenza, ma preferiamo rimandare ai nostri scritti, e di sfuggita, soffermarci per ricordare un uomo politico sulla cui persona conversero spesso gran parte delle aspettative e delle speranze di molti centri dell’Aspromonte occidentale, ovvero l’onorevole Giuseppe De Nava. Il suo nome ancora oggi è ricordato in diversi centri del reggino, dove gli sono dedicate strade e piazze, valga per tutte a Reggio Calabria la piazza a lui dedicata antestante il Museo Nazionale. Avremo modo di presentare un breve carteggio tra il De Nava ed Antonio De Leo. Comunque sia, anche se il nostro studio a taluni sembrerà più uno zibaldone di documenti e notizie, piuttosto che un’opera, come suol dirsi, organica ed omogenea, la coerenza delle sue scelte credo la giustifichi!. E, se la storia non vi è proprio simpatica, accettate, a mò di diversivo, anche le vicende che sembrano più lascive, come i battibecchi fra reverendi, e dunque anche la ricerca tenace di una importante raccomandazione, ma puntate anche lo sguardo su quei velieri, che si trovano e non si trovano, in corsa con il buon vento, o in panne per la piatta; godetevi, le elezioni del 1913 ed i loro retroscena (e pensate, quanto ancora oggi, siamo vicini a quei tempi); osservate la potenza di alcuni nostri grandi latifondisti, e, non per ultimo, osservate quelle loro grandi proprietà, oggi per lo più frantumate e disperse in una miriade di poderi; e ovunque, cercate di udire l’eco di un popolo la cui presenza, sempre viva, prova ad essere la vera costante e ragione della nostra opera. Buona lettura.

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Post Author: Gianni Saffioti