La Bagnara dell’architetto Ferrarese mai realizzata

La Bagnara dell’architetto Ferrarese mai realizzata

Tratto da notizie storiche di Bagnara di Rosario Cardone. P.1873

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Volgeva l’infaustissimo anno, che apportato avea alla desolata patria nostra l’immensa rovina da me brevemente descritta, e i miseri superstiti a quella orribile strage non altri ricoveri per più tempo si ebbero, se non che tende e baracche, che alzaronsi in varìì siti, e soprattutto vicino alla marina, ove non altro vi erano che orti irrigabili appartenenti al duca, e ad altri possessori.

Or siccome in tal luogo, riguardato sotto ogni rapporto, rendevansi tutto proprio e vantaggioso per la formazione della nuova città, a tal luopo si piantò in esso una gran parte della medesima con quella regolarità di strade, e di buoni fabbricati che nella struttura non vi erano. La quale città avrebbe potuto ancor meglio costruirsi, se si fosse esattamente eseguita la bella pianta, disegnata dal regio architetto D. Vincenzo Ferrarese, e dal Sovrano approvata il 1784, che si conserva nel nostro municipale archivio.

In forza di essa pianta doveasi formare nella marina un marciapiede lungo duemila palmi, ed alto dodici per impedire la crescenza del mare e per diminuire il troppo declivio del suolo, su cui la città il parola doveva piantarsi: il quale marciapiede, ornato da quattro fontane, a cominciare dal Canneto, dovea prolungarsi fino al termine del rione Valletta, assicurando le barche per mezzo dè rastrelli all’uso di Ollanda.

Il fiume Sfalassà, e i torrenti dovevano essere arginati per impedire i danni che avrebbero potuto apportare le loro piene. Ma edificata che fu una parte della nuova città vicino alla marina, si rifabbricò ancor poi, sul suo sito primiero, quella che non era stata cinta di mura, mentre nel luogo della città murata si eressero soltanto la chiesa e convento di S. Francesco di Paola, sulle cui basi, poiché fu trascurato e dall’edace tempo distrutto, si costruì, nel 1841, e seguenti anni un camposanto, fatto per tumulazione, che per essere troppo vicino alla città, fu poi abbandonato. Dopo tre lustri e più dell’infausto avvenimento dinanzi descritto, e propriamente le notti del 16 e del 23 ottobre parea che un nuovo flagello volesse disfare la da poco riedificata città, imperciocchè s’ intesero allora le più terribili e violenti scosse.

Post Author: Gianni Saffioti