Il miracolo della “Madonna della neve”

<>

Il miracolo della “Madonna della neve”

Una leggenda che quasi nessuno conosce

a cura di Ciccio Lovecchio

 

Sul vasto altopiano del monte Sant’Elia, tra il territorio di Palmi e quello di Bagnara, si trova una striscia di terreno di pertinenza del Comune di Seminara, che si protende nella bellissima insenatura di Cavaianculla nota da qualche anno per essere stata inserita tra le più belle spiagge d’Italia.

 Il posto viene indicato dai locali come “Latteria di Mauro” in quanto negli anni ’50 il proprietario terriero aveva impiantato un’azienda agricola con un moderno allevamento di bovini per la produzione di latticini che fu attiva fino al 1965. Accanto agli alti silos in muratura costruiti per contenere le biade, la cisterna dell’acqua e la grande stalla per il ricovero delle mucche, si trova una piccola chiesetta in stato di abbandono, affiancata da alcune macerie di abitazioni che erano servite come dimora dei contadini e dei mandriani

La chiesetta, quasi sicuramente riedificata alcuni decenni fa, non presenta alcun valore architettonico così come non è di alcun pregio artistico la statua di una Madonna col Bambino che si trova custodita in una teca collocata nella parete dietro un piccolo e disadorno altare.

Ai piedi dell’effigie della Sacra Vergine alcuni fiori di campo ormai ingialliti dal tempo contenuti in un bicchiere di vetro, stanno forse a testimoniare la devozione della gente del luogo verso la loro Protettrice. Pochi sanno che l’esistenza della chiesetta in quel luogo umile ma di rara ed indescrivibile bellezza dove il Signore ha voluto manifestare tutta la Sua potenza creativa, è legata ad un evento prodigioso avvenuto molti secoli fa. Si narra che durante una stagione estiva il perdurare di una grave siccità aveva ormai quasi irrimediabilmente rovinato il raccolto che era l’unico mezzo di sostentamento dei contadini e dei bovari. I giorni torridi si susseguivano senza che vi fosse qualche segno che potesse presagire l’arrivo della sospirata pioggia. Si era saputo che in qualche paesino della Calabria le precipitazioni atmosferiche erano arrivate dopo che i fedeli avevano portandoli in giro in una frenetica corsa processionale le statue dei santi protettori avvolti in coperte per farli sudare e con qualche acciuga nella bocca per muovere loro la sete. Sembra che riuscirono ad accalorarli a tal punto che finalmente si decisero ad aprire le cataratte del cielo per trovare anch’essi refrigerio. In altri paesi si era ottenuto lo stesso risultato portando la varetta con la Statua del Santo fin dentro il mare dove i portatori immersi fino alle ginocchia nelle acque salmastre, facendo finta di buttarlo lo avevano minacciato dicendo: O mi vagni o ti vagnu! (o mio bagni o ti bagno). I contadini del Sant’Elia ritennero invece che avrebbero ottenuto la grazia chiedendo con le suppliche l’intervento della Sacra Vergine. Si inginocchiarono così tra le zolle arse dal sole e con le mani giunte e gli occhi rivolti verso il cielo azzurro privo di qualsiasi nuvola, implorarono il soccorso della Sacra Vergine. Era ancora pieno giorno ed il sole illuminava con i suoi raggi infuocati tutto il pianoro quando, prodigiosamente, il cielo incominciò ad adombrarsi e riempirsi di grossi e neri nuvoloni che oscurarono il disco di fuoco. All’improvviso, tra lo stupore dei presenti, incominciarono a cadere dei grandi fiocchi di neve che si adagiarono dolcemente sul terreno, sulle case e sui fedeli. Il prodigio continuò finché tutto il pianoro fu ammantato di un bianco candore che sciogliendosi rinvigorì e rinverdì le piante e le biade. Per ricordare l’evento straordinario e per manifestare la filiale riconoscenza verso la Sacra Vergine, i contadini edificarono sul luogo del miracolo una piccola chiesa dotandola di una Statua con le sembianze della loro Protettrice che da qual momento fu venerata ed appellata con il titolo di Madonna della Neve.

Post Author: Gianni Saffioti