Capitan Vincenzo Bagalà

Vincenzo Bagalà, detto Capillarmi, nasce a Bagnara Calabra il 28 aprile del 1874.

Egli appartiene a quella generazione d’uomini di mare, che sull’onda dell’entusiasmo creatasi dopo l’azione di Vincenzo Fondacaro, dimostrarono al mondo intero che la riuscita dell’ impresa del Leone di Caprera non era stato un caso. Quella di saper andar per mare era una cultura radicata del popolo bagnarese. Di quel periodo ricordiamo anche il capitano Francesco Patamia, i fratelli Dominici, i Caia, i Ruggero, i Foti, e altri ancora.

Il sopranome “Capillarmi” si riferisce ad un episodio avvenuto durante la sua permanenza in Marina. Il capitano Bagalà imbarcato su una nave della marina, mentre infuriava una tempesta di vento e nebbia, riuscì a vedere la costa di Capo D’armi. Da qui il sopranome.

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Bagalà partecipò alla famosa beffa di Buccari, ideata da Gabriele D’annunzio.

Comandanti in prima delle tre navi erano per il MAS 208 Ciano, per gli altri due, Rizzo e Pagano.

Nella notte tra il 10 e 11 febbraio del 1918, tre navi italiane entrarono in azione per affondare quattro piroscafi austriaci ancorati dentro il porto croato di Buccari. Al comando del MAS 208, la prima delle tre imbarcazioni che si mise in azione, c’era il capitano Bagalà che aveva il compito di liberare la strada dalle mine che proteggevano il porto posto alla fine di una stretta baia. Nonostante un equipaggio composto esclusivamente da giovani inesperti, non idonei al remo, portò a compimento la sua azione allontanandosi a remi dal porto e segnalando con le convenzionali intermittenze la via libera alla seconda fase dell’impresa. La riuscita fu perfetta, i piroscafi furono affondati dagli altri due MAS e D’annunzio, che seguì il tutto da un aereo, lanciò in mare dentro il porto stesso tre bottiglie tricolori con dentro un messaggio beffa per gli austriaci. Da qui il nome dell’impresa che si ricorda come la Beffa di Buccari di cui il poeta stesso ne trasse un racconto.

Le due navi che silurarono il porto furono premiate con la medaglia d’oro, mentre la nave del Bagalà ebbe solo un encomio. Lamentatosi con una lettera scritta al padre, capitano di corvetta, il comandante Ciano rischiò di finire sottoprocesso assieme al suo secondo, il capitano Bagalà. La lettera fu intercettata dalla censura militare che fece annullare anche il semplice encomio che la nave in quell’occasione s’era guadagnato.

A guerra finita, troviamo il capitano Bagalà a comandare grossi velieri a motore ausiliario in giro per tutti i mari del mondo. All’epoca non era facile fare lunghi viaggi di sei o sette mesi senza vedere o toccare terra e senza incappare in tempeste. Erano viaggi molto pericolosi che potendo tutti evitavano perché ad alto rischio. Essi erano chiamati viaggi di malafora il cui vero significato era che in media il quaranta per cento delle navi partite non facevano ritorno perché piegate e distrutte dalle tempeste dei mari del Nord o degli oceani. A questo proposito parlano chiaro i diari di bordo del capitano Bagalà, che a volte era costretto a stare in baia più di una settimana per mancanza di vento, o che anticipava o ritardava il viaggio in base alla situazione meteorologica da lui prevista.

Il 24 maggio del 1927, lo vediamo protagonista di un’azione dimostrativa che purtroppo non fu da tutti seguita. Mentre molti pescatori s’apprestavano a scendere le barche in mare, lui prevedendo un repentino cambiamento del tempo, trascinò la sua barca ancora più lontano dalla riva a significare del grosso pericolo a cui s’andava incontro. Quindici persone perirono in preda della violenza delle onde che da li a poco s’alzarono nel mare antistante Bagnara.

Anche i tradizionalisti confratelli del Rosario s’affidavano a lui per avere la certezza di poter fare la processione senza il rischio d’improvvise burrasche. Sappiamo infatti che la prima domenica d’ottobre a Bagnara si celebra la festa della Madonna del Rosario.

Nonostante la volontà di fare la processione a tutti i costi, spesso i confratelli, visto il periodo stagionale dovevano soccombere alle insidie del tempo anche perché già molte volte, si trovarono con la Madonna in processione, colpiti dal vento e dalla pioggia. Ed ecco che prima di far uscire la Madonna dalla chiesa chiedevano ad un esperto come il capitano Bagalà se la situazione era più o meno favorevole. Spesso, ben consigliati, rimandavano la processione.

Storia tramandata oralmente

Post Author: Gianni Saffioti